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Il Galatasaray ha uno stadio da record: Guinness per l’energia solare.

By : Aldo |Novembre 25, 2022 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, energia, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, menomissioni, obiettivomeno emissioni |0 Comment
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Tra i tanti Guinness dei primati ci sono oggetti, eventi o persone con caratteristiche peculiari.

Questa volta però, il protagonista è uno stadio.

Il primato

Lo stadio Türk Telekom è una struttura situata ad Istanbul inaugurata nel 2011 che ospita 52 223 spettatori.

É parte di un complesso di edifici più ampio legato allo stadio Ali Sami Yen, più piccolo e intitolato al primo presidente del club.

La struttura ha vinto il record grazie alla maggiore produzione di energia solare del mondo: si tratta di 4,2 MW nell’arco di un mese.

Questo primato è stato possibile grazie all’istallazione di pannelli fotovoltaici sul tetto della struttura, che aiuterà l’ambiente ma anche la loro economia.

L’energia da record

Il Türk Telekom ha sorpassato l’Estádio Nacional Mané Garrincha di Brasilia che ha una capacità solare di 2.5 MW. La struttura turca ha installato un impianto da 2,1 milioni di euro, composto da 10.000 pannelli solari su una superficie di 40mila m2.

Il sistema fotovoltaico ha la capacità di trasmissione per fornire elettricità a 2 mila famiglie e inoltre riduce le missioni di CO2 di 3.250 tonnellate. Vale a dire, che nei 25 anni del progetto, lo stadio potrà salvare 200.000 alberi.

L’energia prodotta “sul tetto” garantisce tra il 63 e il 65% del consumo dello stadio, la percentuale restante invece deriva da un fornitore pubblico.

Le cifre in denaro

Il club ha giocato d’anticipo con l’aumento dei prezzi: all’inizio, infatti, si prevedeva un risparmio più lontano nel tempo.

Tuttavia, con la guerra, le cose sono cambiate e di conseguenza è stata constatata l’efficienza del progetto da subito.

Difatti grazie alla stabilità dei prezzi dell’energia solare, il Galatarasay ha già risparmiato 385.000 euro tra gennaio e agosto.

Proprio Ali Çelikkıran, ingegnere elettrico e direttore dello stadio ha affermato che:

“Di questi tempi, che lo voglia o no, una grande azienda deve essere ambientalista perché l’energia è davvero costosa”

Vantaggi economici

Oltre a tutte fantastiche qualità, la struttura offre anche dei vantaggi economici a più enti.

La squadra è attualmente in un contratto di 9 anni con l’azienda energetica Enerjisa, che acquista l’energia prodotta dai pannelli.

Per di più, il sistema di illuminazione viene usato solo 150 ore l’anno (25 partite), quindi viene prodotta più energia di quella che necessita lo stadio.  Proprio da questa abbondanza, il club riesce a guadagnare, perchè rivende energia alla città di Istanbul, ad un prezzo a noi sconosciuto.

La squadra godrà di un beneficio finale quando il contratto terminerà e di conseguenza, non dovrà più pagare nessuno, guadagnando dalla rivendita dell’energia.

Ovviamente non tutti gli stadi possono permettersi una innovazione simile, non solo per quanto riguarda gli investimenti ma per la loro posizione geografica. In ogni modo, questo primato stabilito a marzo 2022, potrebbe essere un’ispirazione per tante altre strutture sportive e non, nel mondo.

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8 miliardi

Siamo ufficialmente 8 miliardi di persone: cosa ci riserva il futuro?

By : Aldo |Novembre 16, 2022 |bastaplastica, Emissioni, energia, Home |0 Comment
8 miliardi

Martedì 15 novembre 2022: la Terra è ufficialmente popolata da 8 miliardi di persone.

Quali sfide affronteremo e quali situazioni dobbiamo cambiare il prima possibile?

 

Verso gli 8 miliardi

Secondo le stime, nell’anno 1000, la Terra ospitava 400 milioni di persone, che aumentarono fino all’arrivo della peste nera.

Nel 1346 infatti si verificò l’ultimo sostanziale decremento dell’umanità, che venne seguito da una forte ripresa supportata dalla scoperta dell’America e delle sue risorse.

Le nuove rivelazioni e la rivoluzione industriale cambiarono tutto: le nuove tecnologie miglioravano quotidianamente la qualità della vita e la sua durata.

 

Quel processo ancora in atto, ha permesso una crescita esponenziale, soprattutto tra il 1900 e il 2000, periodo in cui siamo passati da 1 a 6 miliardi in mille anni.

 

Oggi

Ad oggi tocchiamo gli 8 miliardi.

Una cifra grande, forse troppo per un pianeta che chiede aiuto, da tempo, a una specie che lo ascolta con poca attenzione.

Anche se ci troviamo nello stesso pianeta, nella nostra popolazione c’è un grande divario sociale, economico e sanitario, che deve essere ridotto. 

 

Da una parte ci sono le grandi nazioni, super sviluppate e ricche, hanno un’aspettativa di vita più lunga di 30 anni rispetto agli altri.

Dall’altra, Paesi poveri in cui fame, malattie, guerre e cambiamenti climatici rendono la vita sempre più difficile.

 

Per eliminare o almeno ridurre tale differenza, dovremmo affrontare insieme le grandi “sfide” per il bene di tutti.

 

L’alimentazione

L’alimentazione è uno dei protagonisti del divario.

 

Da alcune analisi è emerso che ogni anno produciamo cibo per 12 miliardi di persone, che non viene consumato equamente.

Infatti 1,3 miliardi di tonnellate, vengono sprecate ogni anno dai grandi Stati che contano il 13% degli adulti in sovrappeso.
Mentre, 800 milioni di individui soffrono la fame ogni anno.

 

Secondo la Coldiretti, dopo la pandemia e l’inizio di una nuova guerra, possiamo intraprendere una sola strada.

L’autonomia alimentare, per tutti, per assicurare cibo senza speculazioni o distorsioni commerciali ed evitare situazioni come quella che stiamo vivendo oggi. 

 

Cambiamenti climatici

È anche vero che le azioni di pochi possono cambiare la vita di molti.
Al momento i Paesi d’Occidente sono i principali responsabili del riscaldamento globale per mezzo delle loro abitudini.

I Paesi poveri (spesso dell’emisfero australe) chiedono aiuto perchè gli effetti delle nostre azioni li colpiscono ogni giorno.

 

Anche in questo caso, un’azione congiunta da parte dei più agiati, potrebbe risanare le condizioni di vita estremamente difficili di milioni di persone.

Proprio per questo, alla COP27, verranno fissati nuovi obiettivi da raggiungere per rendere sostenibile la nostra massiccia presenza su questo pianeta.

In conclusione

Le risorse necessarie per la nostra sopravvivenza ci sono, sono disponibili nel nostro Pianeta, ma devono essere distribuite con altri criteri.

Una migliore ripartizione, basata anche su nuovi accordi internazionali, potrebbe risolvere tante battaglie che sono in atto al giorno d’oggi.

Purtoppo fame e cambiamenti climatici colpiscono maggiormente chi è in possesso di poco o niente e perciò bisogna modificare la direzione dei nostri obiettivi.

 

Al mondo serve una nuova visione d’insieme per permettere una vita degna di questo nome a più gente possibile, se non all’intera popolazione. E per tale sfida, necessitiamo di una collaborazione tra tutti, in ogni settore, guardando oltre i nostri orizzonti.

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Ottenere metalli rari dai rifiuti elettronici: da oggi sarà più semplice e più sostenibile.

By : Aldo |Novembre 06, 2022 |Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, energia, Home |0 Comment

Il problema dei rifiuti elettronici

Quella dei rifiuti elettronici è una questione sempre più importante e un problema sempre più incombente a causa dell’aumento della produzione di prodotti elettronici.

Gli oggetti che usiamo quotidianamente, come grandi e piccoli elettrodomestici e i dispositivi informatici hanno prodotto 57,4 milioni di tonnellate di rifiuti nel 2021.

Un peso equiparabile a quello della Grande Muraglia cinese, l’opera artificiale più pesante sulla terra.

Però, attraverso il riciclo, gli e-waste possono restituire parte dei metalli rari che li compongono e che hanno un grande valore economico.

Per quanto riguarda il riciclo, l’Europa ha un tasso del 42.5% (è il continente più virtuoso), gli USA del 15% mentre l’Africa non arriva all’1%.

 

Il forno “portatile”

Sulla base di queste stime, il professore Terence Musho della West Virginia University, ha creato un forno per estrarre i metalli rari dai rifiuti elettronici.

Il Dipartimento della difesa americano (DOD) ha finanziato il progetto con 250 mila dollari perchè pensa possa garantire un servizio fondamentale per tutto il pianeta.
Il forno o capsula, è di piccole dimensioni e facile da trasportare in moduli ed ha la capacità di raggiungere alte temperature in poco tempo.

Tali qualità rendono possibile l’estrazione di metalli come il palladio, l’indio, il tantalio e altri minerali spesso anche più importanti dell’oro.

 

Le applicazioni

Secondo il DOD, il dispositivo potrebbe essere applicato in vari ambiti per poter ridurre i rifiuti e supportare maggiormente l’economia circolare.

Grazie alle sue caratteristiche il forno potrà offrire un servizio itinerante per permetter il riciclo in luoghi in cui mancano gli impianti adeguati.

Potrebbe essere installato nelle città così da creare un punto di riciclo e permettere un maggiore e migliore smaltimento dei dispositivi.

Un’applicazione ancora più formidabile sarebbe quella relativa allo spazio, dove sono presenti 9300 tonnellate di rifiuti derivati dalle attività antropiche (es. parti di satelliti)

Sarà possibile, infatti, raccogliere i satelliti obsoleti, riciclarli e utilizzare nuovamente i suoi metalli per creare nuovi prodotti, riducendone anche i costi.

 

Indipendenza dalla Cina.

Un altro aspetto fondamentale per l’America e non solo, sarebbe il raggiungimento dell’indipendenza dalla Cina che detiene il monopolio sull’estrazione e produzione di metalli rari.

Il gigante cinese attualmente tiene in pugno tutto il mondo, perchè i metalli rari sono impiegati in tutti i dispositivi tecnologici, oggi largamente richiesti.
Tuttavia, se gli altri stati riuscissero ad ottenere la risorsa, per mezzo del riciclo, non sarebbero completamente dipendenti dalla Cina, sotto questo punto di vista.

Il prototipo di “forno” creato potrebbe essere una soluzione rispetto ai metodi di estrazione con un forte impatto ambientale.
Modalità già presenti ma poco diffuse come l’idromettallurgia, la pirometallurgia o la bioidrometallurgia, comportano enormi quantità di acque reflue inquinanti oppure sono poco efficienti.

Sarà questa la nuova tecnologia renderà più sostenibile il settore elettronico moderno?

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Pannelli solari nel campo fotovoltaico più grande d'Italia

Il parco fotovoltaico più grande d’Italia si trova in Puglia.

By : Aldo |Ottobre 12, 2022 |Clima, Efficienza energetica, Emissioni, energia, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, obiettivomeno emissioni, obiettivomeno rifiuti |Commenti disabilitati su Il parco fotovoltaico più grande d’Italia si trova in Puglia.

Il parco fotovoltaico più grande d’Italia si trova in Puglia.

Pannelli solari nel campo fotovoltaico più grande d'Italia

L’Italia è un paese pieno di meraviglie, prima tra tutte il clima che ci permette di godere a pieno tutte le stagioni e di avere grandi vantaggi nella sostenibilità.

Proprio per questa caratteristica, un’azienda danese, la European Energy, ha creato il più grande parco fotovoltaico d’Italia, precisamente a Foggia.

Inaugurato a giugno del 2020, con un finanziamento di 94,5 milioni di euro, il parco è un gioiello di ingegneria, sostenibilità ma anche di cura del territorio e della sua storia.

“DIMENSIONI E POSIZIONE”

Si sviluppa per un’area di circa 1.500.000 metri quadrati, (l’equivalente di 200 campi da calcio), in costante aumento dalla fase di progettazione fino al 2021.

L’azienda danese ha dato un grande valore a quel terreno a livello paesaggistico, naturale ma anche storico.

Infatti, dopo un’indagine legata al parco, ha finanziato con 1 milione di euro gli scavi dai quali sono emersi reperti di una basilica e di un insediamento del neolitico.

“POTENZA”

 

Parlando di energia invece, possiamo affermare con piacere che i 275 mila moduli fotovoltaici sono di ultima generazione e sviluppano 103 MW di capacità.

Ciò significa che con la produzione annua di 150 GWh può soddisfare completamente le necessità di energia elettrica di una città di 200 mila abitanti.

Il parco fotovoltaico di Foggia è al primo posto in Italia per grandezza e potenza, seguito da quello di Montalto di Castro e quello di Rovigo.

È il 17° in classifica mondiale, dominata dalla Cina seguita dallo stato della California e dall’India.

L’European Energy, dopo gli ottimi risultati e la grande efficienza del progetto, si dichiara pronta ad investire ulteriori 800 milioni di euro per il mantenimento e il miglioramento del sistema.

La struttura concilia il rispetto della natura, del territorio e della storia con le nuove tecnologie.

Un mix perfetto, porta avanti l’idea di sostenibilità in un’area della nostra penisola, che forse non è valorizzata nel massimo delle sue potenzialità.

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L’Europa sceglie il cavo usb-c: ecco come la norma ridurrà i rifiuti elettronici

By : Aldo |Ottobre 08, 2022 |Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, energia, Home, Rifiuti |0 Comment

L’Europa sceglie il cavo usb-c: ecco come la norma ridurrà i rifiuti elettronici.

É fatta!

Il parlamento europeo ha finalmente espresso la sua opinione sull’utilizzo di caricabatterie universali.
Precisamente entro l’autunno del 2024 l’Europa potrà usare per molteplici dispositivi lo stesso caricatore.

La legislazione infatti, prevede che smartphone, tablet e fotocamere digitali, eBook, cuffie e auricolari, console e casse portatili, tastiere, mouse e laptop con potenza massima di 100 W potranno essere alimentati con il cavo usb-c.

Fino ad oggi, grandi e piccoli produttori si sono attenuti al libero mercato e quindi anche alla libertà di scegliere come progettare i propri dispositivi.
Con la nuova proposta invece, le cose cambieranno e tutti dovranno seguire le nuove direttive; tra i tanti anche Apple che dovrà abbandonare il cavo “lightining”, dopo 10 anni dalla sua nascita.

“In numeri”

Le ricerche antecedenti la proposta di legge, hanno confermato che grazie a questo importante cambiamento si sceglierà una strada più sostenibile per l’ambiente e per i consumatori.

Basti pensare che in media ogni cittadino possiede almeno 3 caricabatterie per telefono, una quantità superflua che comporta la produzione di 11 mila tonnellate di rifiuti elettronici ogni anno.

A tal proposito, si interverrà in maniera significativa per ridurre al minimo questo enorme volume di RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), con il conseguente risparmio di 250 milioni di euro.

“Complicanze”

Purtroppo, come per ogni grande riforma, sono stati riscontrati dei problemi per quanto riguarda l’applicabilità della legge.

La complicanza sta nel fatto che un caricatore da 20W può alimentare uno smartphone, un e-book e una fotocamera digitale ma non un portatile che necessita di una potenza maggiore.
Un’ulteriore difficoltà si riscontra nell’utilizzo di cavi simili con qualità diverse: un dispositivo nuovo deve essere accompagnato da un caricatore che soddisfi le sue esigenze e quindi che sia performante allo stesso modo.

Senza dubbio serviranno maggiori precisazioni per poter attuare il nuovo regolamento nella maniera più efficiente possibile.

Dalla proposta all’adozione della normativa, sono passati ben 13 anni, troppi se non inaccettabili per un’innovazione del genere, secondo alcuni rappresentanti del “semicerchio”.

Di certo questo è solo un primo passo per il futuro; si dice che dopo la prima vittoria il parlamento discuterà le leggi inerenti al diritto alla riparazione e l’obsolescenza programmata.

Nei prossimi anni assisteremo ad un grande cambiamento nel mercato elettronico e sarà interessante osservare come le grandi aziende agiranno di conseguenza.

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L’Italia alla canna del gas…serra (di Greenpeace Italia 13.06.2019)

By : Aldo |Giugno 19, 2019 |Clima, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, energia, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, obiettivomeno emissioni |0 Comment

 

Contrastare il riscaldamento globale è un obiettivo che dovrebbe essere in cima all’agenda di ogni Paese. Spagna, Francia, Belgio e altri Paesi europei hanno deciso di sottoscrivere un impegno comune per accelerare il processo di decarbonizzazione, ma ad oggi l’Italia manca all’appello.

Il nostro Paese infatti non ha firmato, e non si sa se vorrà farlo, un documento in cui si chiede all’Unione Europea di raggiungere emissioni zero al 2050. L’obiettivo non è certo tra i più ambiziosi, ma un impegno in tal senso sarebbe quantomeno un buon primo passo.

Il 20 e 21 Giugno ci sarà il Consiglio Europeo e si parlerà anche di clima. L’Italia firmerà per UE a emissioni zero al 2050? Il nostro Governo ha ancora un’ultima chance per dimostrare la reale volontà di combattere i cambiamenti climatici. Per questo stiamo chiedendo al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Ambiente di prendere posizione e impegnarsi concretamente per ridurre le emissioni.

Non possiamo lottare contro i cambiamenti climatici senza mettere in atto una vera rivoluzione energetica, economica e sociale. O si è parte della soluzione, o si è parte del problema: non esistono vie di mezzo.

Aderendo a questo impegno comunitario il Governo può dimostrare di stare dalla parte dei cittadini che subiscono gli impatti dei cambiamenti climatici, anziché da quella delle grandi aziende che producono energia sporca scaricando le conseguenze su tutti noi.

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Analisi delle variazioni della domanda elettrica nazionale

By : Aldo |Luglio 25, 2014 |Efficienza energetica, energia, Home |0 Comment

Da un’analisi effettuata a partire dai risultati principali dell’ultimo rapporto mensile sul sistema elettrico, pubblicato da Terna a giugno 2014, si è confermato il trend di discesa della domanda elettrica nazionale, mentre è sempre più importante l’apporto delle fonti rinnovabili. La richiesta di energia elettrica, infatti, è stata pari a 25,9 TWh, in diminuzione, seppur più lieve rispetto alle mensilità precedenti (media del -3% per i primi mesi del 2014), dello 0,8% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. 

Per quanto riguarda le singole fonti, la generazione idroelettrica ha segnato una lieve flessione (-3,4%) rispetto a giugno 2013 per un produzione netta di 6,027 TWh. Il fotovoltaico ha prodotto 2,819 TWh, in lieve aumento (+2,0%) rispetto ai valori dello scorso anno; in flessione invece l’eolico con 0,897 TWh (-9,7%), mentre il termoelettrico ha messo a segno un +6,7%. Quest’ultimo è un elemento rilevante, poiché sancisce la fine di una continua discesa del termoelettrico, che dopo tanti numeri negativi nei mesi precedenti, osserva a giugno un +1,1%.

I numeri relativi al primo semestre 2014 mettono in evidenza innanzitutto il calo della domanda nazionale (-2,8%) rispetto allo stesso periodo del 2013. In questo contesto le rinnovabili sono state capaci di coprire il 40,2% dell’intero fabbisogno nazionale, grazie a 53.068 GWh complessivamente prodotti. Un anno fa la percentuale coperta dalle energie pulite si fermava al 36,1%. L’idroelettrico si conferma  leader delle fonti pulite, coprendo da solo il 23% della domanda elettrica nazionale, con una generazione in crescita del 3,1% rispetto al primo semestre 2013.

Prosegue la corsa del fotovoltaico, che nei primi sei mesi dell’anno ha garantito il 7,7% della domanda elettrica nazionale, grazie a una generazione di 11.781 GWh (+8,6% sullo stesso periodo del 2013). Cala invece l’eolico (-8,1%), la cui generazione copre il 5,4% della domanda.

 

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L’organizzazione del mercato elettrico

By : Aldo |Maggio 25, 2014 |energia, Home |0 Comment

Il Mercato Elettrico è composto da:

  • Mercato del Giorno Prima (MPG)
  • Mercato di Aggiustamento (MA)
  • Mercato per il Servizio di Dispacciamento (MSD)

I tre mercati, gestiti dal GME, sono paragonabili ad aste: l’accettazione delle offerte di acquisto e di vendita non avviene in tempo reale, bensì dopo la chiusura della seduta di presentazione delle offerte su ciascun mercato.

Il Mercato del Giorno Prima (MGP), che si svolge nella mattinata del giorno precedente a quello di consegna, è finalizzato allo scambio di energia all’ingrosso tra produttori e grossisti (o clienti idonei), alla definizione di programmi di immissione e prelievo per ciascuna ora del giorno successivo e all’allocazione della capacità di transito disponibile, per ogni coppia di zone, a contratti bilaterali e operatori di mercato.

Nel Mercato di Aggiustamento (MA), che si svolge subito dopo il MGP, gli operatori possono presentare ulteriori offerte di vendita o di acquisto rispetto a quelle già presentate nel MGP.

Segue quindi il Mercato del Servizio di Dispacciamento (MSD) sul quale il Gestore della Rete Nazionale si approvvigiona delle risorse necessarie al servizio di dispacciamento.

Il MGP fissa quindi le basi del prezzo dell’energia elettrica, prezzo che varia sensibilmente all’interno dell’Itala. Dai grafici, in cui è stato riportato un esempio dell’andamento del prezzo orario dell’energia elettrica scambiata nel MGP per il giorno 15 maggio 2014, è possibile notare come  tra le ore 11 e le ore 15 il prezzo del MWh sia molto inferiore al Sud rispetto al Nord, arrivando ad azzerarsi alle ore 13.

Una motivazione di questa differenza di prezzo può essere ricondotta all’energia prodotta con impianti fotovoltaici, i quali producono energia elettrica soltanto nelle ore diurne, riducendo il prezzo dell’energia elettrica immessa in rete. 

 

 

 

 

 

 

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Analisi del mercato elettrico italiano

By : Aldo |Maggio 15, 2014 |energia, Home |0 Comment

Da un’analisi effettuata a partire dai dati forniti dal Gestore dei Mercati Energetici (GME), relativi all’anno 2013 ed al primo periodo del 2014, si può apprezzare nella prima figura qui accanto l’andamento mensile del Prezzo Unico Nazionale, o PUN (massimo, minimo e medio), sulla Borsa elettrica italiana in relazione ai volumi scambiati nel mercato elettrico, espressi in TWh al mese. Si nota come lo scorso marzo il valore del PUN medio si sia portato a 46,73 €/MWh, ai livelli minimi dal maggio del 2004. La flessione rispetto a febbraio è stata del 9% (4,61 euro in meno al MWh), mentre considerando marzo del 2013 si tratta di un -12,8% (8,16 €/MWh in meno). Nei primi due mesi del 2014, il prezzo ha ceduto circa 22,5 €/MWh. In particolare nelle ore di picco il Pun, con 56,71 €/MWh, ha registrato un minimo storico, con un calo su base annua del 22,4%. Ancora più consistente la flessione tendenziale nelle ore fuori picco (-29,8%), con il prezzo sceso a 41,61 €/MWh, il più basso da giugno 2009.
Anche i prezzi medi di vendita sono scesi ai minimi da oltre quattro anni in tutte le zone, attestandosi tra 47,00 €/MWh del Nord e 38,63 €/MWh del Sud. Come al solito fa eccezione la Sicilia, il cui prezzo di vendita, seppur in calo rispetto a marzo 2013 (-12,7%), rimane ad un valore di 66,10 €/MWh.
Inoltre, un segnale di una incoraggiante ma leggera ripresa arriva dai dati sulla quantità di energia scambiata. Nel Sistema Italia, infatti, nonostante si sia scambiata meno elettricità su base annua (24,2 milioni di MWh, corrispondenti a un -4,6% nel confronto marzo 2014/marzo 2013), si ha avuto un incremento del 5,7% rispetto al mese precedente febbraio 2014, nel quale si era verificato un abbassamento su livelli mai raggiunti in passato nello stesso mese.

Anche la liquidità del mercato (cioè la quantità di elettricità scambiata nella Borsa elettrica rispetto al totale venduto in Italia), pari a 15,9 milioni di MWh, ossia il 65,8% del totale, è stata caratterizzata da una leggera ripresa, pur confermando la pesante contrazione tendenziale (-18,7%) rispetto ai livelli record raggiunti nella prima metà del 2013 nel mercato organizzato. Per contro gli scambi OTC, ossia fuori dal sistema regolamentato, sebbene in calo rispetto a gennaio, sono cresciuti del 43,4% su base annua attestandosi a 8,3 milioni di MWh.

 

È  da segnalare come, in un quadro di riduzione nelle vendite di energia elettrica da produzione nazionale   (-6,7% su base annua, pari a 19,3 milioni di MWh), quelle da impianti a fonte rinnovabile registrino ancora una buona crescita (+14,4% anno su anno), a discapito degli impianti a fonti tradizionali (-18,9%) ed in particolare quelle da impianti a gas (-29,9%).

Fonte:GME – PUN medio, min e max mensile e volumi scambiati dal gennaio 2013 al marzo 2014.

Fonte: GME – Volumi venduti per fonte (tra parentesi i valori dello stesso mese dell’anno precedente)

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Analisi dello stato attuale della liberalizzazione del mercato elettrico in Italia

By : Aldo |Aprile 17, 2014 |Efficienza energetica, energia, Home |0 Comment

Un’analisi del mercato elettrico italiano effettuata di recente dal Gruppo 24 Ore ha sottolineato come la liberalizzazione di tale mercato, iniziata dal 1999 grazie al Decreto Bersani, ma realizzatasi in maniera completa ed effettiva per famiglie e piccole imprese a partire dal 2007, non abbia ancora portato, per queste categorie di utenti, ad un significativo vantaggio economico per i consumatori che hanno optato per il passaggio al mercato libero, rispetto a coloro che hanno scelto di restare sotto il regime di maggior tutela.

Si sono voluti analizzare più nel profondo i motivi di questa situazione per la quale, si sottolinea nell’indagine, come le condizioni attuali siano cambiate rispetto a qualche anno fa, quando i prezzi proposti ai piccoli consumatori dalle aziende elettriche nel mercato libero risultavano più convenienti di quelli regolati del segmento tutelato.

 La causa principale è da attribuirsi all’oscillazione del mercato: è utile osservare infatti, come visibile nella prima figura qui di fianco, che rappresenta l’andamento del prezzo dell’energia elettrica scomposto per voce dal primo trimestre 2008 al secondo trimestre 2014, che la quota parte legata ai servizi di vendita sia negli ultimi trimestri notevolmente calata (da 11,0 cent€/kWh a fine 2012 a 9,4 cent€/kWh del secondo trimestre 2014).

E’ proprio questo il parametro da tenere in considerazione per un’analisi sugli effetti della liberalizzazione del mercato, visto che è l’unica quota non vincolata da quote fisse dipendenti da oneri, imposte e costi della rete, sulla quale è possibile agire in un’offerta del mercato libero: minore è questa quota, meno margine gli operatori di mercato hanno per proporre offerte vantaggiose anche per il cliente.

                                                                                                                                                                                                                               Fonte: AEEG – Andamento del prezzo dell’energia elettrica con scomposizione per voce dal 2008 al 2014)

E l’Italia, attualmente con il 49,43% di margine di concorrenza, come si può notare dalla seconda figura qui sotto, che riporta la composizione della fattura dell’energia elettrica relativa al secondo trimestre 2014, è ancora lontana dalla più liberale Inghilterra (61%) ma maggiormente competitiva in tal senso rispetto alla Germania (35%) o al Belgio (34%).

Fonte: AEEG – Composizione della fattura dell’energia elettrica – II Trimestre 2014

 

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