L’estate del 2024 è stata una delle più calde dell’ultimi anni e non è ancora finita. I problemi di siccità si sono verificati, come purtoppo, in tutti questi anni, con problematiche più o meno accentuate a seconda delle regioni. È ben noto che in Italia siano necessari dei grandi lavori di manutenzione della rete idrica, viste le grandi perdite. D’altra parte, sono ormai chiare a tutti le ripercussioni delle nostre azioni, quindi gli effetti del cambiamento climatico. Tuttavia, grazi alla ricerca sembrano esserci delle nuove soluzioni in merito, che includono l’utilizzo delle acque reflue.
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Siccità nel mondo
Nell’estate del 2024, l’Italia ha vissuto una situazione critica a causa della siccità, colpendo in modo particolare le regioni meridionali come la Sardegna e la Sicilia. Le ondate di calore estremo, accentuate dai cambiamenti climatici, hanno provocato una drastica riduzione delle precipitazioni, portando a condizioni di siccità molto gravi. Uno studio di World Weather Attribution ha rilevato che il riscaldamento globale ha aumentato del 50% la probabilità di eventi di siccità estrema. Questo determina gravi difficoltà nell’approvvigionamento idrico e causa danni significativi alle colture e agli ecosistemi locali. Molte città hanno introdotto misure di razionamento dell’acqua, mentre il lago di Pergusa, in Sicilia, è quasi scomparso per la prolungata mancanza di pioggia. Secondo gli studi, a livello globale, questa è stata l’estate più calda mai registrata con temperature superiori di 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali.
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Le acque reflue possono aiutarci
Proprio per tali ragioni, la correlazione tra i problemi di siccità e la gestione delle acque reflue è sempre più evidente. Soprattutto in un contesto di cambiamenti climatici e riduzione delle risorse idriche. Durante i periodi di siccità, la scarsità di acqua potabile spinge a considerare alternative per il riutilizzo delle acque reflue trattate, che possono essere impiegate per l’irrigazione agricola, il ripristino ambientale e altri usi non potabili. Tuttavia, qeusti processi richiedono infrastrutture adeguate e sistemi avanzati per rimuovere contaminanti e agenti patogeni, garantendo la sicurezza per l’ambiente e la salute umana. Quindi, investire in questo settore, può contribuire a mitigare gli effetti della siccità, ridurre la pressione sulle riserve d’acqua dolce e promuovere una gestione più sostenibile delle risorse idriche globali. A tal proposito Gradiant, uno spinoff dell’MIT di Boston sembra aver trovato una soluzione.
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La tecnologia di Gradiant
Gradiant, uno spin-off del MIT di Boston fondato nel 2013, è un’azienda specializzata nello sviluppo di tecnologie avanzate per il trattamento delle acque. La startup si concentra su soluzioni innovative per la desalinizzazione, il riciclo e il trattamento delle acque industriali, utilizzando tecnologie proprietarie che migliorano l’efficienza e riducono i costi dei processi idrici. Infatti, opera principalmente nel settore ambientale e dell’energia. Più precisamente è specializzata in soluzioni sostenibili per la gestione delle risorse idriche, come il settore petrolifero, del gas, minerario e manifatturiero.
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In particolare, la soluzione che prevede l’uso di acque reflue per contrastare la siccità, si rifà a dei sistemi naturali. Il processo innovativo, si basa su un principio simile a quello della formazione della pioggia, in cui il vapore acqueo viene condensato e trasformato in acqua pulita, riducendo così i costi di depurazione del 50%. Il co-fondatore e direttore tecnico di Gradiant, Prakash Govindan, afferma che la tecnologia studiata e brevettata è in grado di recuperare fino al 99% delle acque reflue altamente contaminate. Dunque, siamo di fronte ad un risultato nettamente superiore rispetto alle tecnologie tradizionali, che ne recuperano solo il 50-60%.
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Tale tecnologia permette di massimizzare il recupero dell’acqua, ridurre l’uso di risorse idriche fresche, recuperare minerali e altre sostanze preziose, e diminuire l’impronta di carbonio e di acqua delle operazioni industriali. Non a caso Gradiant detiene centinaia di brevetti relativi al metodo (in esame) che ha attirato l’interesse di grandi aziende come Coca-Cola, Tesla, BMW, TSMC, Micron e Pfizer. Inoltre, Gradiant è riuscita a ridurre significativamente il consumo idrico in un impianto di semiconduttori, portandolo da 37 milioni a 757mila litri al giorno. Inoltre, per GlaxoSmithKline, ha risolto il problema delle acque reflue contenenti sostanze pericolose nell’impianto di amoxicillina di Singapore, estraendo circa cinque tonnellate di rifiuti al giorno.
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La differenza del “singolo”
Gradiant ha creato una soluzione completa, gestendo oggi, oltre 600 impianti nel mondo, trattando circa 8,5 miliardi di metri cubi di acque reflue al giorno. Così facendo garantisce un riciclo del 98% delle acque contaminate, e risparmia così 6,4 miliardi di litri d’acqua quotidianamente, equivalente al consumo di circa 48 milioni di persone.
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L’adozione della tale brevetto in Italia potrebbe migliorare significativamente il trattamento delle acque reflue. Soprattutto perché, secondo un report Istat 2020-2023, gli impianti italiani gestiscono oltre 6,7 miliardi di metri cubi di acque reflue annualmente, di cui 4,7 miliardi derivano da acqua potabile. Attualmente, il 70% di queste acque subisce un trattamento avanzato, rendendole idonee per l’irrigazione e l’uso industriale.