Clima

Vaporetti e battelli ibridi o elettrici: la transizione ecologica di Venezia.

By : Aldo |Maggio 16, 2023 |Clima, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Vaporetti e battelli ibridi o elettrici: la transizione ecologica di Venezia.

In un precedente articolo abbiamo parlato delle iniziative della città di Venezia per quanto riguarda la cura dell’ambiente.

Oggi torniamo nello stesso comune, perchè oltre ai gondolieri subacquei che puliscono i canali, a Venezia arriva la transizione elettrica.

Il contorno di Venezia

La città sospesa sull’acqua è unica al mondo e con lei, lo stile di vita intrapreso dai suoi abitanti durante la storia.

Ovviamente con gli anni, passano le mode e aumentano le tecnologie ma Venezia sembra sempre rimasta in un mondo diverso.

Questa è forse una delle tante caratteristiche che la rende autentica e fortunatamente gli studiosi sono riusciti a non modificarla per mezzo dell’innovazione.

Dunque, privati, aziende pubbliche e poli universitari hanno collaborato per limitare i danni legati all’attività più diffusa a tra i canali: gli spostamenti.

           

L’elettrico, l’ibrido e il green

In una città qualsiasi, gli spostamenti emettono tonnellate di CO2, inquinando l’ambiente e creando traffico.

Analogamente succede nella città di Piazza San Marco, dove battelli e vaporetti con motori desueti, continuano le loro attività senza alcun freno.

Quotidianamente circolano 160 battelli molto pesanti, di cui la maggior parte presenta ancora un motore poco avanzato a livello tecnologico.

         

Le analisi degli ultimi anni confermano che inquinano ed emettono oltre a tonnellate di CO2, anche ossido di azoto, idrocarburi e pm10.

Pertanto il trasporto pubblico Actv ha un piano di investimenti per dotare di motori ibridi ben 50 mezzi della propria flotta.

Di pari passo sono stati brevettati motori elettrici anche per le imbarcazioni per il trasporto merci, come nel caso del nuovo mezzo Coop.

 

“Emilio” impatto zero

Si chiama così la nuova imbarcazione targata Coop Alleanza 3.0 che trasporterà le merci della grande catena in 2 punti vendita nel centro storico.

L’azienda bolognese ha annunciato il progetto Coop per le consegne fossil-free la settimana scorsa e ha mostrato “Emilio”.

      

Progettato e studiato da S.ca Snc Trasporti Marittimi Veneziani, si tratta di un battello a propulsione completamente elettrica (alimentata da un pacco di batterie).

Bastano solo 30/ 40 minuti per una carica completa ed un’autonomia di 3 ore, poi una volta scariche recuperano energia grazie al motore endotermico.

Quindi il mezzo autocaricabile al 100% potrebbe essere il primo di una lunga serie di cambiamenti della laguna veneta.

           

Innanzitutto, perchè con tale tecnologia la catena di supermercati, sarà in grado di risparmiare circa 40 tonnellate di CO2 all’anno. Ma l’obiettivo quello di risparmiare totalmente 200 tonnellate di emissioni, con almeno 5 mezzi.

Detto ciò, è necessario ricordare che “Emilio” trasporterebbe ben 50 tonnellate di merce ed è grande al punto poter passare solo nei canali più larghi.

   

Altre innovazioni 

Questa è solo la prima di tante innovazioni di Venezia che si prepara anche alle colonnine per la ricarica elettrica. Forse una mossa azzardata per le scarse imbarcazioni (specialmente private) dotate di motore elettrico, ma sempre un incentivo al cambiamento.

Si prospettano addirittura delle “paline” ovvero delle colonnine uguali per forma e colori ai pali di legno tipici della città.
             

Per ogni movimento o transizione serviranno sempre dei piccoli o grandi passi per ingranare il processo di cambiamento. Venezia ha fatto il suo.

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Rinnovabili spiccano il volo in Europa: nel 2022 hanno superato il gas.

By : Aldo |Febbraio 09, 2023 |Acqua, Arte sostenibile, Clima, Consumi, Emissioni, Home, menoconsumi |0 Comment

É iniziata la vera transizione ecologica dell’Europa. I dati parlano chiaro, possiamo solo aspettarci una grande rivoluzione.

La rivincita

Secondo lo studio “More renewables, Less inflation” di E3G ed Ember, le rinnovabili hanno fatto un grande passo in avanti! I dati affermano che nel 2022, eolico e solare hanno superato la generazione di energia per mezzo del gas, con un gap minimo ma essenziale.

Le energie verdi hanno prodotto il 22% dell’energia consumata a fronte del 20% del gas; un evento che segna una grande vittoria.

Il segno che lascia questo sviluppo mette in luce anche le prospettive di crollo delle fonti fossili nel 2023. Si pensa che il gas potrebbe scendere del 20% nel nuovo anno, il doppio rispetto al 2020.

Fattori vincenti

Sicuramente la guerra in Ucraina ha accelerato lo sviluppo e la produzione di energia sostenibile permettendo un’importante transizione energetica.

Un altro fondamentale fattore che ha reso possibile l’impennata delle rinnovabili è stato il clima. Sembra assurdo dirlo ma proprio le temperature miti protratte negli ultimi mesi dell’anno, hanno permesso agli europei di risparmiare in riscaldamenti.

Ma è importante anche sottolineare la volontà dei cittadini di muoversi nella stessa direzione, riducendo la domanda di energia a causa della crisi. 

 

Il solare

Il solare è uno dei principali protagonisti di questa storia, registrando l’aumento più rapido mai visto. La crescita del 24% nel 2022 ha evitato l’importazione di 70 miliardi di metri cubi di gas, consentendo di risparmiare 10 miliardi di euro.

Le cifre di cui parliamo hanno una grande rilevanza, dato che il vantaggio è stato possibile grazie all’azione di 20 paesi dell’Unione. Si tratta di 41 GW di nuova potenza fotovoltaica in Europa. Solar Power Europe pensa che questo sia solo l’inizio di una grande avanzata.

«Siamo fiduciosi che un’ulteriore crescita annuale del settore supererà tutte le aspettative, andando oltre i 50 gigawatt di nuova capacità nel 2023 e raggiungendo gli 85 GW nel 2026».

La Germania è in cima alla classifica, con una crescita di 8 GW, seguita da Spagna (7.5), Polonia (4.9), Paesi Bassi (4) e Francia (2,7).

 

L’eolico

Anche l’eolico è aumentato grazie a 15 GW di nuovi impianti eolici che determinano una crescita di 1/3 rispetto al 2021.  Troviamo nuovamente la Germania è in testa seguita da Svezia, Finlandia, Spagna e Francia, secondo il rapporto Wind Europe.

Di fatto questo è un grande passo in avanti che tuttavia risulta insufficiente per centrare gli obiettivi europei: ma è un buon punto di partenza.

Purtoppo un notevole problema resta sempre la burocrazia, nello specifico le autorizzazioni, che rallentano l’innovazione.  In Europa, infatti, sono bloccati 80 GW di progetti eolici e Giles Dickson, Ceo di WindEurope afferma che:

L’aumento del 33% delle nuove installazioni dimostra che l’industria eolica europea è all’altezza della sfida. Ma bisogna semplificare le procedure di autorizzazione e agevolare gli investimenti nella catena di approvvigionamento: fabbriche, lavoratori qualificati, reti, materie prime e navi.”

 

Carbone e gas

Arrivati a questo punto, si può pensare di abbandonare il carbone, poiché non ha aiutato a risanare il deficit energetico come ci si aspettava.  Effettivamente ha coperto 1/6 della lacuna energetica, con un aumento del 7%, che poteva essere maggiore se non fossero entrate in gioco le rinnovabili.

Nell’Unione l’uso del carbone è diminuito del 6% su base annua, soprattutto negli ultimi mesi del 2022, nonostante la grande importazione. In realtà l’Europa aveva acquistato 22 milioni di tonnellate di carbone in più nel 2022, ma ha usufruito solo di 1/3 di esse.

Mentre, a fronte del caro prezzi, sorprende che la produzione di gas sia rimasta invariata, producendo il 20% dell’elettricità europea nel 2022.  Nonostante Ember stimi un crollo del 20% della produzione elettrica da fossili, afferma che il gas potrebbe restare il materiale più costoso fino al 2025.

Come dimostrato dai dati, l’Europa ha ingranato la marcia ed è diretta alla sostenibilità.
Senza dubbio in questo nuovo anno, la transizione energetica europea accelererà senza precedenti verso un futuro più “verde”.

Secondo Dave Jones, head of data insights di Ember:

“La transizione energetica dell’Europa emerge da questa crisi più forte che mai”.

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cop27 insegna

La COP 27 si conclude con una piccola grande vittoria e il malcontento di molti (ma non proprio tutti).

By : Aldo |Novembre 21, 2022 |Clima, Consumi, Emissioni, Home, menorifiuti, obiettivomeno emissioni |0 Comment
cop27 insegna

Si è conclusa, con 30 ore di “ritardo” la 27esima edizione della COP; tra malcontenti e piccole vittorie, analizziamo la Convenzione del 2022.

 

Sharm el-Sheikh

Nuovo anno, nuovo Stato ospitante; le uniche cose che non sono cambiate con gli anni sono gli obiettivi.

Le ambizioni di quest’anno non erano tanto diverse da quelle di Glasgow, destando la preoccupazione scienziati e attivisti, che prima dell’inizio prevedevano un flop totale.  

 

La plenaria finale, complicata e poco armonica, ha sforato di 30 ore la fine della convenzione, terminando domenica 20 novembre. Le cause di questo ritardo sono dovute a risultati poco chiari, disaccordi tra stati, conclusioni deludenti e obiettivi mancati.

Tra i temi più discussi, l’obiettivo 1,5°C correlato alle emissioni e il fondo “Loss and damage”.

Tenere la temperatura sotto 1,5°C

Sembra sempre più una “mission impossible” visto che gli stessi propositi  si rimandano da ormai 7 anni.

Il disaccordo di più stati è dettato dall’assenza di vincoli legati alle emissioni o all’utilizzo di combustibile fossile; non ci son obblighi per nessuno.

Si richiede principalmente la riduzione dell’uso del carbone per la produzione elettrica, non si parla della sua eliminazione, tantomeno un abbattimento delle conseguenti emissioni

 

Oltretutto, la mancanza di obblighi conduce ad una poca efficienza del patto visto il traguardo da raggiungere entro il 2030. Infatti, l’impegno sarà concretizzato quando le emissioni saranno ridotte del 43% entro il 2030, peccato che con gli attuali trend si tocchi solo lo 0,3%.

cop27

La vittoria chiamata “Loss and damage”

Il tema più discusso è diventato l’unica vittoria della convenzione: l’istituzione del fondo “Loss and damage”, precisamente ‘perdita e danno’.

 

Il fondo compensativo presuppone che gli Stati ricchi risarciscano quelli in via di sviluppo, per i danni causati dalla loro industrializzazione.  Il compito per la COP28 include la nascita di un comitato che deciderà quali paesi potranno attingere alle risorse del fondo e quali dovranno finanziarlo.

 

Anche questa modalità ha creato delle proteste poiché Usa, Europa, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, non intendono essere gli unici finanziatori. Perciò chiedono, che il fondo venga finanziato anche da altre potenze economiche, come la Cina. Inoltre sarà difficile rispettare l’impegno per i paesi d’occidente vista la crisi post pandemia e l’attuale guerra in Ucraina.

 

Al fine di ridimensionare l’accordo, Fran Timmermans (capo delegazione dell’UE) ha proposto ristori solo ai Paesi “più vulnerabili”. L’idea è frutto di un ragionamento più realistico che considera l’impossibilità di raccogliere i fondi per tutti i 100 Stati in via di sviluppo.

Punti di vista

Dopo la plenaria finale, sono sorti dubbi e critiche nei confronti del documento redatto. Proprio Timmermans affronta la discussione dichiarandosi deluso dalle decisioni prese:

 

“Siamo orgogliosi di aver contribuito a risolvere il problema del “Loss and damage”, ma sulle riduzioni delle emissioni qui abbiamo perso una occasione e molto tempo, rispetto alla Cop26 di Glasgow.

Anche il Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres si espone sul verdetto:

 

“Tuttavia, il nostro pianeta è ancora al pronto soccorso. Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni ora, e questo è un problema che Cop27 non ha affrontato […]La Cop27 si conclude con molti compiti e poco tempo”.

Conclusioni

È ormai chiaro a tutti, che la 27esima edizione della convenzione, non abbia avuto un grande successo.

 

L’istituzione del fondo è una grande vittoria, anche simbolica visto che proprio in Africa ci sono 9 dei 10 paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici. É una vittoria di tanti, dei più deboli, che per la prima volta sono stati ascoltati veramente ottenendo quello di cui avevano più bisogno.

 

Non si può dire lo stesso riguardo le emissioni, che hanno deluso molti, tranne chi gode di questo accordo non vincolante. Come dichiarato dalla ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock:

 

“L’Europa e i paesi più colpiti si sono battuti per norme molto più vincolanti. Un’alleanza tra paesi ricchi di petrolio e grandi emettitori lo ha impedito e ha posto inutili ostacoli sulla strada di 1,5°C”.

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Halloween in costume… da bagno: le temperature da record in Italia.

By : Aldo |Ottobre 31, 2022 |Clima, Home |0 Comment

Ad Halloween, i termometri raggiungeranno i 27°C e la gente andrà al mare per un tuffo invece di mangiare caldarroste davanti al camino.

Il mese di ottobre.

In Italia, ottobre è caratterizzato da un clima mite, diviso idealmente in 2 fasi che prevedono il termine dell’estate e l’inizio dell’autunno vero e proprio.

La prima parte del mese determina la fine della bella stagione, con qualche grado in meno rispetto a settembre.

Mentre le ultime due settimane, sono più fresche perchè più vicine a novembre e all’inverno.

L’anomalia del 2022.

Quest’anno invece, l’estate è continuata fino alla fine di ottobre in modo anomalo, forse prevedibile.

I primi giorni di ottobre, anche se caldi, rientravano nella norma, mentre gli ultimi 15, hanno visto temperature insolite.

Si tratta di massime che variano tra i 25°C e i 27°C, cifre assurde, che ci permettono di iniziare novembre a mezze maniche.

Climate Shift Index per Ottobre 2022

(Il Climate Shift Index indica quanto il cambiamento climatico abbia alterato i livelli delle temperature in una specifica area)

Caldo da record prevedibile?

Probabilmente il record non poteva essere previsto, ma l’estate lunga 4 mesi potrebbe diventare una normalità in futuro.

Come affermato da Luca Mercalli in un’intervista per Rai News, il clima sta inviando segnali chiari ai quali non possiamo sottrarci.

Il climatologo mette in guardia i lettori dichiarando la necessità di un cambio repentino dei nostri piani d’azione contro i cambiamenti climatici.

Gli effetti.

La siccità si protrae e continua ad alterare i cicli e gli equilibri della natura.

Le zanzare hanno prolungato il loro periodo di riproduzione portando malattie tropicali in Europa, mentre le api soffrono.

L’agricoltura combatte la siccità, ma il caldo potrebbe causare una fioritura precoce delle piante che geleranno o bloccheranno la crescita appena le temperature si abbasseranno.

Tutto ciò avrà un grande impatto sulla produzione agricola e sui suoi prezzi.

Un esempio sono le zucche Made in Italy che per varietà, qualità e versatilità sono tra le migliori al mondo; per via del caldo hanno tagliato la loro produzione del 15%, aumentandone i prezzi.

Insomma, per quanto possa piacere l’idea di Halloween in costume… da bagno, non ci si può abituare a questa situazione; bisogna affrontare il problema principale.

I cambiamenti climatici sono sempre più intensi ed è importante rallentare il loro andamento, usando nel modo più efficiente tutte le tecnologie e i mezzi a disposizione.

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Pannelli solari nel campo fotovoltaico più grande d'Italia

Il parco fotovoltaico più grande d’Italia si trova in Puglia.

By : Aldo |Ottobre 12, 2022 |Clima, Efficienza energetica, Emissioni, energia, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, obiettivomeno emissioni, obiettivomeno rifiuti |Commenti disabilitati su Il parco fotovoltaico più grande d’Italia si trova in Puglia.

Il parco fotovoltaico più grande d’Italia si trova in Puglia.

Pannelli solari nel campo fotovoltaico più grande d'Italia

L’Italia è un paese pieno di meraviglie, prima tra tutte il clima che ci permette di godere a pieno tutte le stagioni e di avere grandi vantaggi nella sostenibilità.

Proprio per questa caratteristica, un’azienda danese, la European Energy, ha creato il più grande parco fotovoltaico d’Italia, precisamente a Foggia.

Inaugurato a giugno del 2020, con un finanziamento di 94,5 milioni di euro, il parco è un gioiello di ingegneria, sostenibilità ma anche di cura del territorio e della sua storia.

“DIMENSIONI E POSIZIONE”

Si sviluppa per un’area di circa 1.500.000 metri quadrati, (l’equivalente di 200 campi da calcio), in costante aumento dalla fase di progettazione fino al 2021.

L’azienda danese ha dato un grande valore a quel terreno a livello paesaggistico, naturale ma anche storico.

Infatti, dopo un’indagine legata al parco, ha finanziato con 1 milione di euro gli scavi dai quali sono emersi reperti di una basilica e di un insediamento del neolitico.

“POTENZA”

 

Parlando di energia invece, possiamo affermare con piacere che i 275 mila moduli fotovoltaici sono di ultima generazione e sviluppano 103 MW di capacità.

Ciò significa che con la produzione annua di 150 GWh può soddisfare completamente le necessità di energia elettrica di una città di 200 mila abitanti.

Il parco fotovoltaico di Foggia è al primo posto in Italia per grandezza e potenza, seguito da quello di Montalto di Castro e quello di Rovigo.

È il 17° in classifica mondiale, dominata dalla Cina seguita dallo stato della California e dall’India.

L’European Energy, dopo gli ottimi risultati e la grande efficienza del progetto, si dichiara pronta ad investire ulteriori 800 milioni di euro per il mantenimento e il miglioramento del sistema.

La struttura concilia il rispetto della natura, del territorio e della storia con le nuove tecnologie.

Un mix perfetto, porta avanti l’idea di sostenibilità in un’area della nostra penisola, che forse non è valorizzata nel massimo delle sue potenzialità.

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L’Italia alla canna del gas…serra (di Greenpeace Italia 13.06.2019)

By : Aldo |Giugno 19, 2019 |Clima, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, energia, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, obiettivomeno emissioni |0 Comment

 

Contrastare il riscaldamento globale è un obiettivo che dovrebbe essere in cima all’agenda di ogni Paese. Spagna, Francia, Belgio e altri Paesi europei hanno deciso di sottoscrivere un impegno comune per accelerare il processo di decarbonizzazione, ma ad oggi l’Italia manca all’appello.

Il nostro Paese infatti non ha firmato, e non si sa se vorrà farlo, un documento in cui si chiede all’Unione Europea di raggiungere emissioni zero al 2050. L’obiettivo non è certo tra i più ambiziosi, ma un impegno in tal senso sarebbe quantomeno un buon primo passo.

Il 20 e 21 Giugno ci sarà il Consiglio Europeo e si parlerà anche di clima. L’Italia firmerà per UE a emissioni zero al 2050? Il nostro Governo ha ancora un’ultima chance per dimostrare la reale volontà di combattere i cambiamenti climatici. Per questo stiamo chiedendo al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Ambiente di prendere posizione e impegnarsi concretamente per ridurre le emissioni.

Non possiamo lottare contro i cambiamenti climatici senza mettere in atto una vera rivoluzione energetica, economica e sociale. O si è parte della soluzione, o si è parte del problema: non esistono vie di mezzo.

Aderendo a questo impegno comunitario il Governo può dimostrare di stare dalla parte dei cittadini che subiscono gli impatti dei cambiamenti climatici, anziché da quella delle grandi aziende che producono energia sporca scaricando le conseguenze su tutti noi.

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