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Svizzera carbon neutral entro il 2050: sì al referendum.

By : Aldo |Giugno 26, 2023 |Arte sostenibile, Clima, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Svizzera carbon neutral entro il 2050: sì al referendum.

Quando si pensa ad una rivoluzione, molti pensano che il singolo non possa fare molto o che le sue azioni non avranno mai peso nel mondo.

Al contrario la Svizzera ha provato come gli ideali dei singoli, se uniti, posso cambiare le cose in positivo per un intero stato. 

     

Il primo caso in Europa

Domenica 18 giugno in Svizzera si è fatta la storia.

Il 42% degli aventi diritto ha partecipato al referendum per la carbon neutrality, diventando il primo caso in Europa. Il 60% dei cittadini ha votato a favore della nuova legge che prevede la riduzione del fossile e l’incremento della transizione con rinnovabili.

Nonostante la percentuale di affluenza fosse bassa, è bastata per promuovere e approvare la legge per la salvaguardia dell’ambiente. Nello specifico, il 59,1% ha votato a favore con una grande spinta dai cantoni di Ginevra (74,5%) e Basilea (73,3%).

Solo il 40,9% si è espresso contrario, una percentuale composta da 7 cantoni su 26 e il Partito popolare svizzero SVP (dunque l’opposizione di destra).

         

Come nasce il referendum

La vittoria di questo referendum dimostra quanto i cittadini svizzeri abbiano colto a pieno l’importanza del cambiamento necessario ad oggi.

Non a caso, con la coalizione di gruppi, attivisti e accademici venne proposta una legge sul clima, inizialmente bocciata perchè valutata troppo estremista.

Mentre la nuova legge punta a ridurre l’uso dei combustibili fossili quindi ad azzerare le emissioni nette di carbonio entro il 2050.

L’idea è quella di ridurre l’importazione di petrolio e gas, ed incentivare le rinnovabili e tutti quei comportamenti opportuni per raggiungere l’obiettivo prefissato.

   

Il disegno di legge presenta

  • un primo finanziamento di circa 2 miliardi di franchi svizzeri (per 10 anni). Serviranno a promuovere nuove pompe di calore e sistemi basati sulle rinnovabili per sostituire il riscaldamento a gas.
  • un secondo finanziamento di 1,2 miliardi di franchi svizzeri. Ppensati per le imprese impegnate verso una innovazione verde.

In questo caso, il disegno è diventato una legge federale e pertanto rende giuridicamente vincolanti i suoi obiettivi.

Quindi nel concreto si mira ad un miglior isolamento degli edifici o la sostituzione dei loro impianti di riscaldamento. In poche parole, da qui al 2033 gli stabili privati dovranno arrivare a coprire almeno la classe D.

Invece per il settore agricolo e degli inceneritori si promuovono tecnologie per la cattura e lo stoccaggio della CO2. Senz’altro servono ulteriori studi per efficientare le loro prestazioni, ma sono sempre un aiuto per il clima.

     

Difficoltà e dubbi

I cittadini della Svizzera sembrano quindi pronti ad impegnarsi in questo viaggio verso la neutralità da carbonio; tuttavia, sono usciti subito dubbi e perplessità.

I primi problemi sono associati all’approvvigionamento di elettricità da fonti rinnovabili soprattutto con l’aumento dei consumi (entro il 2050) di 30 terawattora.

Infatti, dalle ultime analisi, si stima che la capacità di solare ed eolico sia troppo bassa per coprire la mancanza necessaria in futuro.

Oltretutto, come in Italia, la burocrazia e la pianificazione rallentano qualsiasi tipo di lavoro correlato alle rinnovabili. Fortunatamente, ci sono stati dei passi in avanti e nel 2024, la Svizzera ospiterà il nuovo parco solare Ovra Solara Magriel.

       

Il motivo alla base del “SI”

Obiettivamente si può affermare che questa presa di coscienza degli svizzeri sia un grande salto di qualità. Un’analisi attenta e precisa del cambiamento climatico al quale sono sottoposti i cittadini e li preoccupa ha reso possibile questo grande ed importante incentivo legislativo.

Al momento, la Svizzera ha vissuto una primavera troppo calda che ha sciolto i ghiacciai a ritmi allarmanti. Negli ultimi 20 anni hanno perso 1/3 del loro volume a causa di temperature che sono aumentate più del 1,5° (limite IPCC).

Proprio per questo pericolo incombente, per la sensibilizzazione di tutti e il raggiungimento dei vari obiettivi, è stata istituita un’altra tassa. Si tratta di una minima del 15% per le multinazionali, con fondi da destinare alla transizione.

         

L’augurio dopo questo referendum è che la Svizzera possa essere un modello da seguire dagli altri stati europei e perchè no anche dal resto del mondo.

Rappresenta alla perfezione come i cittadini contano e possono stravolgere il corso degli eventi se uniti e migliorare il futuro di tutti.

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Nuove cassette per la vendita di pesce: il WWF sarà portavoce dell’iniziativa.

By : Aldo |Giugno 22, 2023 |Arte sostenibile, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Nuove cassette per la vendita di pesce: il WWF sarà portavoce dell’iniziativa.
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L’inquinamento marino è una tematica tanto grane quanto delicata e la plastica è la sua principale protagonista.

L’obiettivo è quello di ridurre la quantità di plastica e cambiarne la composizione, per risanare le acque di tutto il mondo.

     

Il polistirolo in mare

Le cassette di polistirolo, una volta in mare possono produrre oltre un milione di microplastiche che, come sappiamo, entrano facilmente nella catena alimentare.

Gli studi condotti nel 2021 affermano che ogni anno vengono consumati 10 milioni di cassette di polistirolo, in modalità “usa e getta”. E solo tra Ancona e San Benedetto se ne usano almeno 750.000 (secondo Marevivo)

Per tali impieghi il polistirolo presenta delle caratteristiche e delle qualità strategiche che lo rendono il materiale migliore in questo ambito.

È un materiale espanso rigido, economico, molto resistente con ottime proprietà meccaniche, molto leggero e quindi facilmente trasportabile, forse anche troppo. Inoltre, ha un’enorme capacità di isolamento termico grazie all’espansione che permette di inglobare tanta aria da poter isolare il contenuto.

Tuttavia, per quanto possa essere vantaggioso, resta comunque uno dei principali inquinanti del mare e perciò da anni si cercano soluzioni alternative e meno dannose.

     

L’iniziativa

Il programma nominato “Lotta all’inquinamento marino da cassette per il pesce in Italia” intende contrastare l’inquinamento dalla pesca e della plastica.

Per risolvere il problema gli studiosi hanno pensato a delle variabili del polistirolo che possano essere ecocompatibili, sicure per l’ambiente e per la salute umana.

Nello specifico si parla delle cassette del pesce: usate in quantità industriali, col modello “usa e getta”. Spesso ne sono pieni i pescherecci in modo da confezionare il pescato, ancora in mare aperto, portandolo al molo in ottime condizioni (soprattutto igienico-sanitarie).

Essendo una delle prime cause di inquinamento del mare, gli studi si sono concentrati proprio sulla sostituzione del polistirolo espanso (EPS), per tale impiego.

       

Il nuovo prototipo

Dunque, sono state create delle cassette per il pesce con 2 componenti separabili dividendo il prodotto tra una parte interna e una esterna.

La parte interna è composta da un vassoio di polistirolo monouso estruso riciclato (al 50%) e riciclabile. Invece, la parte esterna è fatta da legno FSC (un componente riutilizzabile), perciò il prodotto può essere separato in 2 componenti, consentendone il riciclo.

Il prototipo gode di un ottimo ecodesign pensato dopo un’attenta analisi di LCA di oggetti simili per l’imballaggio di pane fresco in Europa.

Il prodotto sarà utilizzato da parte di vari attori della filiera ittica: dai pescatori alle PMI, dai laboratori di ricerca ai centri di raccolta rifiuti. Nello specifico l’esperimento inizierà in Sicilia, dai pescatori di Spadafora con il supporto WWF Italia (catalizzatore della prova) che valuterà la validità del prodotto.

A fine sperimentazione, il progetto verrà presentato alla conferenza internazionale “Sustainability in Packaging Europe” (Barcellona, 16-18 ottobre 2023).

        

I molteplici obiettivi

Sicuramente il sostegno del WWF consente di mettere in pratica (e nel migliore dei modi) un’economia circolare mirata alla salute dei mari.

Nonostante si tratti dell’ambiente marino, la creazione di nuovi prodotti coinvolge molteplici professionisti anche del design, delle imprese e amministrazioni volte alla conservazione dell’ambiente.

Con tale proposta di mira anche all’idea di un prodotto net-zero che comporti una ridefinizione dell’intera filiera e dei vari stakeholders.

Tutte queste pratiche, se unite e poi amplificate possono effettivamente creare un movimento che favorisca la salvaguardia del mare e dell’ambiente.

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Comunità energetiche rinnovabili: la sfida da €100 mln di Ener2Crowd.

By : Aldo |Giugno 15, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Comunità energetiche rinnovabili: la sfida da €100 mln di Ener2Crowd.

La transizione ecologica e quella energetica sono nominate quotidianamente da più enti, associazioni e istituzioni.

Sono due macro-argomenti che si diramano in tanti settori più piccoli che a breve tutti dovranno conoscere, almeno in maniera generica. Per questo oggi parliamo di CER.

    

CER

Con l’acronimo CER si intendono le Comunità Energetiche Rinnovabili. Si tratta di un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e PMI che si uniscono con un obiettivo preciso.

Tutti insieme mirano alla produzione, allo scambio e al consumo di energia da fonti rinnovabili su scala locale.

Inizialmente si costituisce l’entità legale tra i futuri soci della comunità che per legge, non può ricavare un profitto da tali attività.

    

Quindi una volta istituita l’associazione si procede con l’istallazione dell’impianto di produzione che deve necessariamente trovarsi in prossimità dei consumatori.

Per esempio, una pubblica amministrazione potrebbe installare un impianto fotovoltaico direttamente in una scuola per poi produrre e distribuire l’energia ai soci. In questo modo, la comunità può richiedere gli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa, al Gestore dei Servizi Energetici (GSE).

    

Gli incentivi sono riconosciuti solo per l’energia condivisa, inoltre qualora ci fosse un eccesso di energia, si può raccogliere ed usare in un secondo momento.

    
Vantaggi e benefici

L’energia prodotta viene ripartita secondo le regole della comunità (ognuna definisce le proprie con un contratto di diritto privato).

Quindi la suddivisione specifica dei benefici varia per ogni caso. Di norma però, ogni socio, paga le solite bollette ricevendo dalla stessa un importo per la condivisione dei benefici garantiti alla comunità.

Dunque, si può affermare che il cittadino socio, gode di una riduzione della propria bolletta.

    

Pertanto, i benefici di una CER sono economici (produzione di un “reddito energetico”), ambientali (per la scelta del rinnovabile) e sociali.

Questi ultimi comprendono l’aggregazione della cittadinanza, una sensibilizzazione e formazione alla sostenibilità urbana e alla cultura della transizione.

     

La sfida di Ener2Crowd

Visti gli obiettivi e i benefici di questa innovazione, Ener2Crowd ha deciso di puntare tutto sulle CER con il progetto «Generazione CER».

Si tratta più di una sfida, ovvero quella di raccogliere €100 milioni entro il 2024 a sostegno della transizione energetica e non solo.

L’idea è proprio quella di istruire la popolazione sull’importanza di una CER e sull’innovazione tecnologica del settore “green”.

Per questo Ener2Crowd ospiterà la nuova piattaforma dedicata agli investimenti condividendo un documento di consultazione pubblica. con i principali stakeholder del mondo della transizione energetica,

Questo è legato al modello di finanza alternativa dell’ente che vuole lanciare per un equo e opportuno sviluppo di CER in Italia.

     

Ulteriori sviluppi

L’impresa non parla solo di sostenibilità a livello economico ed ambientale ma anche sociale (come riportato nel paragrafo precedente).

Infatti, uno dei vari obiettivi imposti è quello di rendere le CER uno strumento che mitiga le disuguaglianze di progresso e sviluppo nei territori italiani.

Poiché il divario tecnologico tra nord e sud Italia, o quello tra centro e periferia, che noi consideriamo la normalità, non dovrebbe essere tale.

Così Ener2Crowd, sviluppa i propri progetti secondo dei programmi sostenibili al 100%, perchè si rivolgono a tutti seguendo i 3 pilastri del concetto “green”.

    

Quindi si persegue il fine ambientale, economico e sociale per far abbracciare a più persone possibili questo grande e necessario cambiamento.

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Samsung lancia il nuovo filtro, per salvare gli oceani dalle microplastiche.

By : Aldo |Giugno 13, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Samsung lancia il nuovo filtro, per salvare gli oceani dalle microplastiche.

Nell’ultimo articolo abbiamo parlato del forte impatto che ha il settore tessile sull’ambiente e della crescente richiesta di una moda sostenibile.

Ma anche la fase successiva all’acquisto di un capo deve essere più green e per questo i grandi brand innovativi.    

     

L’innovazione Samsung

L’azienda multinazionale sudcoreana è sinonimo di certezze nel campo della tecnologia da ben 85 anni: dai telefoni alle fotocamere, dai televisori alle lavatrici.

Il colosso porta avanti la ricerca nel campo delle innovazioni tecnologiche e digitali creando ogni anno nuovi prototipi da offrire al mondo.
Che si tratti di elettrodomestici, dispositivi elettronici, accessori o altro, è sempre al top e ora anche nel campo della sostenibilità.

Per questo il 7 giugno 2023 ha lanciato il suo innovativo filtro per lavatrici che cattura le microfibre rilasciate dai vestiti durante i lavaggi.

      

Less Microfiber™

Less Microfiber™ è il nome del nuovo filtro Samsung Electronics, creato in collaborazione con collaborazione con l’organizzazione mondiale Ocean Wise e Patagonia.

L’idea nasce come risposta al quesito che il mondo si fa da anni: “come possiamo salvare gli oceani dalla plastica?”. Senza dubbio la domanda include una serie infinita di risposte e soluzioni, tra le quali anche quella considerata in questo caso.

Infatti, i 3 enti hanno inquadrato il problema delle microplastiche o microfibre di plastica che vengono rilasciate dagli abiti durante un lavaggio.

Il loro progetto si basa su un filtro esterno per lavatrici che riduce fino al 98% la dispersione di microfibre sintetiche durante i cicli di detersione.

Questo processo eviterà che una grande quantità di microplastici arrivi nel mare, aiutando quindi a preservare la salute dei mari e quella umana.
     

Come funziona?

Il filtro è un piccolo dispositivo che viene collegato allo scarico della lavatrice ed è dotato di una scocca di plastica riciclata.

All’interno si compone di una trama che cattura le microfibre con una maglia larga 65-70 micrometri, comprimendole su una parete del dispositivo.

    

Inoltre, è importante sottolineare che il filtro è stato studiato con grande attenzione all’ecodesign al fine di garantire una lunga vita e una facile manutenzione.

Questa è una caratteristica di grande valore e attenzione verso la sostenibilità, al contrario dell’ormai ovvia obsolescenza programmata. Un processo legato al consumismo e una delle cause dell’aumento di rifiuti nel mondo.

Un’altra qualità del Less Microfiber™ è la sua connessione alla piattaforma Samsung SmartThings, con la quale il dispositivo segnala problemi o la sua saturazione.

    

Infinte è un prototipo adatto ad ogni lavatrice, da pulire una sola volta al mese, secondo gli studi svolti. Al momento è in vendita in Corea del Sud e nel Regno Unito ma entrerà a breve anche in altri mercati.

     

Ecobubble™

Non è la prima volta che Samsung si concentri sull’efficienza dei suoi prodotti per una maggiore sostenibilità.

Non a caso, da tempo le sue lavatrici hanno varie opzioni di lavaggio, tra le quali “Ecobubble” ossia un ciclo “generatore di bolle”.

Il processo prevede un’introduzione di aria nella soluzione di acqua e detersivo che consenta una completa detersine dei panni anche a basse temperature.

In tal modo, si riduce l’abrasione dei vestiti e la dispersione di microfibre del 54%, si consuma meno energia e si salvano gli oceani.

     

Che i grandi brand internazionali abbiano un enorme potere nell’intero mondo non è una novità, ma proprio grazie a queste azioni possono avere un impatto positivo.

La scelta di materiali e programmi duraturi, di puntare alla salvaguardia dell’ambiente e non solo al fatturato, dimostra che le cose stanno cambiando.

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Apulia Regenerative Cotton Project: la moda italiana diventa più sostenibile.

By : Aldo |Giugno 11, 2023 |Consumi, Efficienza energetica, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, obiettivomeno rifiuti, plasticfree |Commenti disabilitati su Apulia Regenerative Cotton Project: la moda italiana diventa più sostenibile.

Il settore della moda e quindi quello tessile sono tra gli ambiti con un impatto maggiore sulle risorse del pianeta.

Pertanto, negli ultimi anni è cresciuta la richiesta di materie e processi sostenibili da parte dei consumatori.

    

Partnership

Il 5 giugno si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Ambiente e l’EFI ha colto al balzo l’occasione per lanciare un innovativo progetto green.

É nata una collaborazione con la Circular Bioeconomy Alliance (CBA) il Gruppo Armani e la Sustainable Markets Initiative’s Fashion Task Force.

Questo programma si chiama Apulia Regenerative Cotton Project e i suoi lavori sono coordinati dall’EFI*, il CREA** e PRETATERRA.

Tale attività è parte dell’iniziativa Biocities dell’EFI di Roma con la quale si promuovono pratiche sostenibili applicate all’ambiente e la vita urbana.

 

*Istituto Forestale Europeo
**Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e per l’analisi dell’Economia Agraria

   

L’etica del manifesto

Il progetto è incluso nel Regenerative Fashion Manifesto, una realtà che garantisce un impegno dei brand associati, verso la moda rigenerativa.

Questa è un’industria biobased e “climate and nature positive” ossia basata su un cambiamento concettuale a monte della filiera del prodotto.

   

Dunque, le marche che aderiscono al Manifesto si impegnano nella scelta di materiali provenienti da territori precedentemente degenerati. Così facendo riqualificano l’armonia delle popolazioni locali e la loro natura.

In altri casi si parla di pratiche di bioeconomia per potenziare le comunità locali sostenendone la prosperità.

Pertanto, il Gruppo Armani integrerà e rafforzerà la sua strategia di sostenibilità basata su tre pilastri principali “Persone, Pianeta, Prosperità”.

   
Il programma pilota

Il programma si basa sullo sviluppo della produzione di cotone agroforestale e sarà un piano pilota in questo settore.

L’obiettivo è quello di sviluppare il primo sito di cotone rigenerativo agroforestale sperimentale (in Europa), per aumentare la sostenibilità della moda italiana.

Di certo non si tratta di semplice moda ma di tecnologie e metodi scientifici che garantiscono valori tracciabili, resilienti e la sicurezza delle risorse. 

   

In pratica si vuole dimostrare come la sostenibilità possa portare svariati vantaggi nei suoi 3 punti cardine. Dunque, con tale progetto si possono migliorare i servizi ecosistemici, migliorando in primo luogo diversità del paesaggio, il risparmio idrico e la fertilità del suolo.

Di conseguenza si riduce l’impronta di carbonio del processo in esame, quindi il suo impatto ambientale.

   

Fasi di sviluppo

Il piano si sviluppa in più fasi, intraprese a maggio (2023) con la creazione di una piantagione iniziale di 1 ettaro.  Successivamente, dal 2024, è prevista l’espansione graduale che mira alla copertura complessiva di 5 ettari.

Di seguito, i primi 5 anni del progetto saranno seguiti per mezzo di monitoraggi scientifici con i quali saranno valutate le proprietà del cotone.

Ovviamente si verificherà con regolarità l’impatto ambientale di tale produzione, tenendo conto che si tratta di un primo esperimento europeo.

   

Infine, si può affermare che non sia casuale la scelta dei territori pugliesi per un progetto simile. Infatti, la regione gode di un clima mite, di terreni che ospitano più varietà di colture agricole e di importante storia nel settore.

Inoltre, è opportuno ricordare che il cotone sarà reintrodotto, perchè la Puglia vanta una lunga tradizione risalente al XII secolo, abbandonata negli ultimi 50 anni.

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Giornata mondiale degli oceani 2023: le condizioni attuali e gli obiettivi per il futuro.

By : Aldo |Giugno 08, 2023 |Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, mare, plasticfree |Commenti disabilitati su Giornata mondiale degli oceani 2023: le condizioni attuali e gli obiettivi per il futuro.

Le così dette “giornate mondiali” sono giornate intente a celebrare, ricordare e sensibilizzare gli abitanti di tutto il mondo ad un determinato tema.

Per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente ne sono state istituite varie tra cui quella di oggi.

      

Giornata mondiale degli oceani

L’idea di celebrare una giornata dedicata agli oceani venne proposta durante il Summit della Terra di Rio de Janeiro nel 1992.

Venne presentata per la prima volta dal Centro Internazionale Canadese per lo Sviluppo Oceanico (ICOD) e l’Ocean Institute of Canada (OIC).

Purtoppo però, ci vollero ben 16 anni prima del suo riconoscimento e della sua approvazione da parte dell’ONU che avvenne nel 2008.

Oltre ad essere l’anniversario del Summit, è un’occasione per riflettere sull’importanza degli oceani, la loro salvaguardia e sul potere che abbiamo per cambiare l’attuale situazione.

Per questo motivo si organizzano eventi di attivismo dediti alle azioni concrete e alla sensibilizzazione delle persone su questo tema.

        

2023

Lo slogan di quest’anno è “Le maree stanno cambiando”, una frase concisa che tuttavia descrive il grande cambiamento che sta avvenendo o quello di cui avremmo bisogno.

Per oggi l’ONU ha organizzato degli eventi online con grandi ospiti, esperti, istituzioni internazionali e ovviamente Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite.

Inoltre, l’ente ha messo a disposizione del materiale digitale per partecipare alla campagna di sensibilizzazione creata per l’occasione.

    

Le minacce per gli oceani vanno dall’aumento delle temperature alla pesca, dall’estrazione mineraria alla scomparsa della barriera corallina, l’inquinamento generico e la plastica.

 

La pesca

Al momento la situazione non è delle migliori e tutti conosciamo il responsabile dei danni recati agli oceani.

Il sovrasfruttamento delle risorse (qualsiasi esse siano) risulta sempre un’azione negativa per l’ambiente e per il nostro futuro.  
Per questo serve un cambio di rotta dell’industria ittica, specialmente della pesca intensiva, industriale e illegale (bycacth o catture accessorie). Infatti, a causa di tali attività oggi consumiamo 19kg di pesce a testa, il doppio rispetto a 50 anni.

    

In aggiunta, cresce il numero di specie a rischio di estinzione o in pericolo; attualmente il numero di specie minacciate è raddoppiato dal 2014.

Mentre le specie in pericolo sono triplicate: 3 sono “probabilmente estinte” (secondo la classifica IUCN).

 

L’estrazione mineraria

L’altra grande minaccia è il Deep Sea Mining, ovvero l’estrazione mineraria in mare aperto: un’attività in aumento che crea ulteriori danni all’ecosistema marino.

La scelta del mare aperto conviene alle grandi industri per molteplici motivi, tra i quali il grande e crescente mercato delle materie prime.

Un altro vantaggio è quello di evitare denunce e inchieste correlate alle condizioni dei lavoratori e il rispetto dei diritti umani delle miniere su terra.

Scegliere il mare come pozzo di minerali preziosi per la nostra quotidianità, quali cobalto e manganese potrebbe avere un impatto irreversibile sul mondo.

 

Cosa possiamo fare?

Proprio in virtù di queste attività che crescono a vista d’occhio sulla base delle nostre necessità, siamo sempre noi che possiamo fare la differenza.

Senz’altro ci deve essere un supporto o una spinta iniziale dagli enti governativi che a tal proposito hanno deciso di apportare delle migliorie burocratiche.

    

Infatti, durante la COP 15 dello scorso dicembre, è stato approvato l’obiettivo “30×30, con il quale si punta a proteggere il 30% del pianeta entro il 2030.

Di conseguenza tutto ciò che riguarda quelle aree sarà sorvegliato attentamente e pertanto si pongono le basi per una maggior cura degli habitat.

Questo vuol dire che in quelle aree potrebbe essere vietata la pesca e in alcuni casi anche il passaggio di imbarcazioni di vari tipi.

    

Inoltre, si fortifica la prevenzione contro l’inquinamento da parte delle città adiacenti a tali aree, proprio per creare un contesto che possa proteggere effettivamente l’ambiente.

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EMB3Rs: l’Uber che consente il recupero di energia termica.

By : Aldo |Giugno 06, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su EMB3Rs: l’Uber che consente il recupero di energia termica.

Il mondo delle rinnovabili cresce ogni giorno, cambiano piani e si sviluppano nuovi programmi.

Ma c’è una situazione che viene affrontata di rado ovvero quella del surplus di energia. Un ambito tanto particolare quanto proficuo su cui investire maggiormente.

    

EMB3Rs

Si chiama così la prima piattaforma digitale (open-source) che permette di gestire in maniera efficiente e sostenibile il surplus energetico di industrie e aziende.

Inizialmente si trattava di un progetto finanziato dall’Unione Europea (del 2019) per il quale hanno collaborato ben 16 compagnie e istituti europei.

Lo scopo del programma era quello di dare maggiore valore all’eccesso di energia termica e di usare in maniera efficiente le risorse di energie rinnovabili.

     

Il via libera è arrivato dopo lo sviluppo di 7 casi studio che hanno fornito al team di ricerca, dati, informazioni e feedback.

Tra gli enti che hanno permesso lo studio, un produttore di cemento, una società di fusione di metalli, un parco industriale e supermercati nelle reti di teleriscaldamento.

Una volta analizzate le varie opzioni, la squadra ha ideato uno strumento che consentisse proprio di riusare il surplus di caldo e freddo.

    

La piattaforma

Dunque, grazie alla collaborazione di più enti, il progetto è stato concretizzato ed è stata realizzata la piattaforma online in funzione proprio da maggio 2023.

Questa consente alle industrie ad alta intensità energetica o ad altre sorgenti di caldo o freddo, di riusare questo eccesso nel miglior modo possibile.

Tale processo è utile per molteplici punti e caratteristiche, in primis la sua sostenibilità. Infatti, con la piattaforma si affronta il tema del riuso o della riduzione degli sprechi, migliorando le prestazioni energetiche dell’ente in discussione.   

    

La piattaforma prevede che l’utente (es. industria) inserisca i dati essenziali quali la sua sede e l’eccesso di energia termica disponibile.

A quel punto l’algoritmo calcola le capacità, la mappa della domanda e dell’offerta identificando le soluzioni più conveniente per lo scambio tra fornitore e consumatore.

Gli utenti finali, quali aziende, comunità energetiche, altre industrie o famiglie determineranno i costi e i benefici, definendo anche delle soluzioni più promettenti.

Quindi, grazie a questa nuovo scambio nascono partnership che recano vantaggi ad entrambe le parti e benefici per il pianeta.

      

Benefici e vantaggi

Il programma non soddisfa solo i bisogni delle industrie ma garantisce benefici e vantaggi in più ambiti.

In primo luogo, alle industrie è consentito recuperare, trasportare e riutilizzare l’energia termica con delle soluzioni innovative. Questo gli permette di raggiungere anche obiettivi sostenibili, di ridurre gli sprechi e ridurre i costi di approvvigionamento.

   

Di conseguenza, se le industrie ad alta intensità energetica migliorano in tale settore, cambiano anche il loro impatto sull’ambiente e sulla salute umana. 

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Edifici Net Zero: le nuove soluzioni dalla Korea agli USA

By : Aldo |Giugno 05, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Edifici Net Zero: le nuove soluzioni dalla Korea agli USA

Ogni settimana si scopre una nuova tecnologia, una particolare soluzione ai problemi quotidiani nel campo della sostenibilità.

In ambito edilizio abbiamo già parlato di coibentazione, mattonelle compostabili ed edifici di basso impatto ambientale. Oggi parliamo di una nuova curiosità.

     

La Korea Net Zero

Il Korea Institute of Civil Engineering and Building Technology (KICT) ha studiato un sistema costruttivo con 13 elementi chiavi puntando al target Net Zero.

Si tratta di vari principi e tecnologie con le quali realizzare un edificio che elimina le emissioni di creazione e quelle legate al suo utilizzo. In pratica le emissioni incorporate ed operative.

Il Net Zero Carbon Building (NZCB) System è il primo in cui si considerano le emissioni e il consumo di energia anche del processo costruttivo.

Queste ultime ammontano al 40% delle emissioni totali prodotte poiché includono il rifornimento di materia prima, il trasporto fino allo smaltimento dei materiali.

    

Soluzioni

Il prototipo in scala reale si trova all’interno del campus di Jinju City e tra le 13 innovazioni si possono citare:

  • la scelta cemento ecologico;
  • l’utilizzo di un polimero termoplastico per esterni.

Nel primo caso, il dipartimento di ricerca ha identificato come soluzione l’High Sulfated Calcium Silicate Cement, un materiale più sostenibile del comune cemento portland.

Grazie a tale innovazione si risparmia oltre il 90% di emissioni minimizzando l’impatto ambientale dell’edificio (si tratta di solo 0,07 kg di carbonio per kg).

Mentre per quanto riguarda il polimero, si tratta della prima applicazione mondiale del Cellulose X-linked Polymer (CXP), costituito da legno e resina naturale.

     

Monitoraggio

Ovviamente per valutare concretamente l’impatto di tali tecnologie e strutture nell’ambiente è necessario un monitoraggio costante.

Pertanto, è stata scelta la guida europea Product Environmental Footprint (PEF) per confrontare le prestazioni del nuovo prototipo con quelle di uno stabile tradizionale.

E sulla base di 16 categorie di impatto è stato confermato il successo del Net Zero Carbon Building System. La sua compatibilità ambientale è superiore alle comuni costruzioni e il carbonio incorporato è inferiore del 56,3% rispetto alla norma. Si tratta di ben 25 tonnellate di CO2 risparmiate!

Analogamente il consumo di energia è dimezzato con un risparmio di circa 2,2 tonnellate.

 

New York

Una situazione simile si riscontrerà a New York, dove grazie a 2 mesi di raccolta fondi, si realizzerà il “Brooklyn, 28 Herber”.

Si tratta di un edificio prevalentemente residenziale e in piccola parte commerciale che si svilupperà su ben 2.600 mq La struttura sarà dotata di tecnologia e materiali scelti proprio per rispettare l’obiettivo di azzerare le emissioni e ridurre drasticamente i consumi energetici.

Il termine dei lavori e la vendita degli appartamenti sono previsti per il 2025.

    

L’attività è anche un’innovazione sul fronte economico e gode di un investimento pari a € 5.092.700. Attualmente è un piano finanziato per il 53% dal gruppo italiano Maskenada e al 46% dal crowdfunding immobiliare.

Inoltre, sarà il primo progetto della metropoli ad avere la certificazione Carbon Neutral. Tale certificato sarà rilasciato anche agli acquirenti come NFT (in modo da essere protetto e legato dall’unità immobiliare).

 

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Il CONOU registra un primato: raccolte 181 mila tonnellate di olio.

By : Aldo |Giugno 01, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Il CONOU registra un primato: raccolte 181 mila tonnellate di olio.

Nel 2023 i rifiuti o i materiali di scarto non dovrebbero essere più considerati come tali ma dovrebbero avere un’altra importanza.

Pertanto, le nuove tecnologie permettono di convertire tanti dei nostri rifiuti in materie pronte al riutilizzo, quindi consentono lo sviluppo di una grande economia circolare.

     

Il primato

Di recente è stato pubblicato il Rapporto Sostenibilità 2022 di CONOU ossia il Consorzio degli Oli Usati, il quale ha riportato un nuovo primato italiano.

Nel 2022 infatti, sono state raccolte 181mila tonnellate di olio lubrificante usato di cui più del 98% è stato rigenerato e quindi reintrodotto nell’economia.

Tali cifre rappresentano un record italiano che accresce nuovamente il valore e la virtuosità dell’economia circolare italiana.

    

Il consorzio resta quindi un ente di rilievo; attivo dal 1984 è proprio il primo ente italiano di raccolta e riciclo di oli minerali usati.

La nostra eccellenza nel settore circolare è una caratteristica che si riconduce alla realtà dell’Italia; un Paese povero di materie prime.

Quindi nella storia i suoi cittadini hanno sempre trovato il modo di risparmiare, riciclare e ricreare nuovi prodotti con dei materiali di scarto.

     

Olio lubrificante e rigenerazione

L’olio trattato dal CONOU, una volta usato diventa un rifiuto altamente inquinante che se disperso nell’ambiente può causare gravi danni.

Mentre con raccolta e smaltimento adeguato, può diventare una risorsa di alto valore, con effetti positivi per la natura e per la salute dell’uomo.

Perciò è fondamentale il processo di rigenerazione: un processo che dallo scarto crea un nuovo prodotto di qualità.

Come descritto nel report sono state prodotte 118mila tonnellate di nuove basi lubrificanti, oltre a più di 38mila tonnellate di bitumi e gasoli.

    

Come funziona il consorzio

Il CONOU è presente in tutta la Penisola ed è strutturato come una rete capillare. Prima di tutto è importate ricordare che l’ente raccoglie gratuitamente l’olio direttamente da chi deve smaltirlo, instaurando un vero rapporto con le persone affiliate.

Si tratta di meccanici, concessionari, officine che entrano in contatto personalmente con l’autista che svolge il ruolo di consulente.

Il suo compito è quello di informare il cliente su tutte le pratiche necessarie, anche per evitare di compromettere l’intera filiera di raccolta.

Per quanto riguarda la composizione, il consorzio conta 103mila siti tra officine e industrie (arrivando ovunque nel territorio nazionale) e due aziende di rigenerazione.

    

La sostenibilità del settore

Inoltre, la nostra filiera non solo supera la media europea (si ricicla solo il 61% dell’olio usato) ma rappresenta anche un ottimo modello di sostenibilità.

Questa qualità però è determinata dalle richieste dei cittadini; infatti, l’88% delle domande di raccolta arriva dalle officine, seguita dal 12% dell’industria. Numeri elevati se pensiamo che la media di accumulo è pari a 3kg per abitante (registrati maggiormente al Nord).

Tale attività rappresenta anche un vantaggio economico, come in tutti i casi di economia circolare. Infatti, secondo i dati riportati del documento, si risparmiano 130 milioni di euro sulla bolletta per le mancate importazioni di greggio.

    

Mentre a livello ambientale determina una serie di riduzioni rilevanti in vari ambiti:

  • -86% di utilizzo dei combustibili fossili,
  • -29% di consumo di acqua,
  • -77% di sfruttamento del suolo,
  • -78% di eutrofizzazione,
  • -84% di emissione di anidride solforosa,
  • -90% di emissioni di clorofluorocarburo11 (il gas responsabile dei danni allo strato di ozono),
  • -84% di unità tossiche con effetti cancerogeni,
  • -93% di unità tossiche con effetti non cancerogeni,
  • – 64 mila tonnellate di CO2 in atmosfera.

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Startup “greentech”: crescono anche in Italia sebbene più lentamente di altri paesi.

By : Aldo |Maggio 30, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, obiettivomeno emissioni |Commenti disabilitati su Startup “greentech”: crescono anche in Italia sebbene più lentamente di altri paesi.

Nel settore della sostenibilità sono incluse ogni tipo di innovazioni che possano migliorare la vita e il nostro impatto sul pianeta.

Spesso in questo ambito gli attori principali sono i progetti delle startup che pongono le basi per nuovi passi in avanti.

   

B-PlanNow

Si tratta di un acceleratore di startup adatto a tutti i progetti in fase si avvio con un potenziale successo. Aiuta gli imprenditori a gestire problemi di management e a coesistere nel mare competitivo delle startup.

Questo è possibile grazie all’offerta di tutoraggio, formazione e di finanziamenti iniziali per far partire le attività e seguirle in questa scalata.

    

Di recente il gruppo ha svolto una ricerca per quanto riguarda il mondo delle startup “greentech”, le sue potenzialità e i miglioramenti da apportare.

Lo studio concerne la situazione italiana concentrandosi sulla crescita, le aree più virtuose e i temi sviluppati.

     

In Italia

Partendo dal primo punto, sappiamo che a fine del 2022, secondi i dati InfoCamere, le startup innovative erano 14.262.  

Le aziende “greentech” si trovano principalmente in Lombardia (22%), nel Lazio (12%) e in Piemonte (11%) (prevalentemente nei capoluoghi).

      

Per quanto riguarda le aree tematiche, attualmente si contano circa 370 startup green divisi in vari rami. In fondo alla classifica abbiamo imprese per il Real Estate e Climate Monitoring, alle quali seguono il riciclo (11%) e la mobilità sostenibile (12%).

Nel podio invece si trovano “Agritech & Food” (20%), “Energia” (19%) e industria (15%): non sorprende il primo posto vista la cultura italiana.

      

Queste cifre rispecchiano non solo lo stile di vita, la cultura e le necessità della penisola, ma soprattutto coincidono con i finanziamenti stanziati.

Come si vede infatti, negli ultimi anni sono stati raccolti €700 milioni, di cui il 29% per l’Agritech e il 23% per rinnovabili. Infine, e il 15% per la mobilità sostenibile.

Tali finanziamenti hanno consentito una rapida crescita rispetto al 2021, pari al +42%, tuttavia la vocazione sostenibile non arriva al 3% del totale.

 

Economia e finanziamenti

Le nostre startup “greentech” oltre ad essere ben improntate su determinati ambiti, sono decise sul campo di reinvestimento.

Non a caso, la maggior parte finanzia la ricerca e lo sviluppo (58%) ossia, le basi sui cui esse stesse si sorreggono. In secondo piano ma sempre con un’alta percentuale, troviamo il Marketing (21%).

      

Senza dubbio, questa nuova ondata di finanziamenti è dovuta anche alle nuove regole delle banche legate agli ESG.

Molte rilasciano finanziamenti ai richiedenti, solo se rispettano i criteri di sostenibilità, gli ESG, di modo che ci sia un cambiamento più rapido e sicuro.

A rafforzare tale concetto, si riscontrano le richieste del 69% degli investitori. Questi ultimi, nel 2022 hanno chiesto specificamente i dettagli sulla sostenibilità delle imprese in cui avrebbero investito.

      

Nonostante ciò, generalmente i fondi arrivano da risorse nazionali per l’87%, mentre sono ancora pochi i capitali stranieri.

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