Quando si pensa ad una rivoluzione, molti pensano che il singolo non possa fare molto o che le sue azioni non avranno mai peso nel mondo.

Al contrario la Svizzera ha provato come gli ideali dei singoli, se uniti, posso cambiare le cose in positivo per un intero stato.

Il primo caso in Europa

Domenica 18 giugno in Svizzera si è fatta la storia.

Il 42% degli aventi diritto ha partecipato al referendum per la carbon neutrality, diventando il primo caso in Europa. Il 60% dei cittadini ha votato a favore della nuova legge che prevede la riduzione del fossile e l’incremento della transizione con rinnovabili.

Nonostante la percentuale di affluenza fosse bassa, è bastata per promuovere e approvare la legge per la salvaguardia dell’ambiente. Nello specifico, il 59,1% ha votato a favore con una grande spinta dai cantoni di Ginevra (74,5%) e Basilea (73,3%).

Solo il 40,9% si è espresso contrario, una percentuale composta da 7 cantoni su 26 e il Partito popolare svizzero SVP (dunque l’opposizione di destra).

Come nasce il referendum

La vittoria di questo referendum dimostra quanto i cittadini svizzeri abbiano colto a pieno l’importanza del cambiamento necessario ad oggi.

Non a caso, con la coalizione di gruppi, attivisti e accademici venne proposta una legge sul clima, inizialmente bocciata perchè valutata troppo estremista.

Mentre la nuova legge punta a ridurre l’uso dei combustibili fossili quindi ad azzerare le emissioni nette di carbonio entro il 2050.

L’idea è quella di ridurre l’importazione di petrolio e gas, ed incentivare le rinnovabili e tutti quei comportamenti opportuni per raggiungere l’obiettivo prefissato.

Il disegno di legge presenta

  • un primo finanziamento di circa 2 miliardi di franchi svizzeri (per 10 anni). Serviranno a promuovere nuove pompe di calore e sistemi basati sulle rinnovabili per sostituire il riscaldamento a gas.
  • un secondo finanziamento di 1,2 miliardi di franchi svizzeri. Ppensati per le imprese impegnate verso una innovazione verde.

In questo caso, il disegno è diventato una legge federale e pertanto rende giuridicamente vincolanti i suoi obiettivi.

Quindi nel concreto si mira ad un miglior isolamento degli edifici o la sostituzione dei loro impianti di riscaldamento. In poche parole, da qui al 2033 gli stabili privati dovranno arrivare a coprire almeno la classe D.

Invece per il settore agricolo e degli inceneritori si promuovono tecnologie per la cattura e lo stoccaggio della CO2. Senz’altro servono ulteriori studi per efficientare le loro prestazioni, ma sono sempre un aiuto per il clima.

Difficoltà e dubbi

I cittadini della Svizzera sembrano quindi pronti ad impegnarsi in questo viaggio verso la neutralità da carbonio; tuttavia, sono usciti subito dubbi e perplessità.

I primi problemi sono associati all’approvvigionamento di elettricità da fonti rinnovabili soprattutto con l’aumento dei consumi (entro il 2050) di 30 terawattora.

Infatti, dalle ultime analisi, si stima che la capacità di solare ed eolico sia troppo bassa per coprire la mancanza necessaria in futuro.

Oltretutto, come in Italia, la burocrazia e la pianificazione rallentano qualsiasi tipo di lavoro correlato alle rinnovabili. Fortunatamente, ci sono stati dei passi in avanti e nel 2024, la Svizzera ospiterà il nuovo parco solare Ovra Solara Magriel.

Il motivo alla base del “SI”

Obiettivamente si può affermare che questa presa di coscienza degli svizzeri sia un grande salto di qualità. Un’analisi attenta e precisa del cambiamento climatico al quale sono sottoposti i cittadini e li preoccupa ha reso possibile questo grande ed importante incentivo legislativo.

Al momento, la Svizzera ha vissuto una primavera troppo calda che ha sciolto i ghiacciai a ritmi allarmanti. Negli ultimi 20 anni hanno perso 1/3 del loro volume a causa di temperature che sono aumentate più del 1,5° (limite IPCC).

Proprio per questo pericolo incombente, per la sensibilizzazione di tutti e il raggiungimento dei vari obiettivi, è stata istituita un’altra tassa. Si tratta di una minima del 15% per le multinazionali, con fondi da destinare alla transizione.

L’augurio dopo questo referendum è che la Svizzera possa essere un modello da seguire dagli altri stati europei e perchè no anche dal resto del mondo.

Rappresenta alla perfezione come i cittadini contano e possono stravolgere il corso degli eventi se uniti e migliorare il futuro di tutti.

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