Il dissenso generale nei confronti del solare è ancora presente soprattutto in Italia.

Ma la ricerca di nuove tecnologie non si ferma mai e l’agrivoltaico è una delle recenti scoperte sostenibili che potrebbe cambiare il parere della società.

L’agrivoltaico

L’argivoltaico è una tecnologia che unisce l’agricoltura al fotovoltaico permettendo una duplice fruizione di un solo terreno, riducendo l’abbandono dei suoli.  Il sistema è stato studiato in modo dettagliato al punto che i vantaggi offerti sono alquanto rilevanti per la sostenibilità a breve termine.

Non a caso l’Europa ha promosso un progetto nel programma Horizon Europe, al quale collaborano 18 realtà (centri di ricerca e imprese) . Lo scopo dell’iniziativa è esattamente quello di cambiare l’idea che il solare possa sottrarre suoli all’agricoltura, quando in realtà può solo raddoppiare i suoi benefici.

Infatti, il messaggio che vuole essere diffuso è che l’agrivoltaico possa aiutare in maniera concreta l’ambiente ma soprattutto anche le piccole aziende.

I vantaggi

Come affermato nel paragrafo precedente, i pro di tali innovazioni sono tanti e soddisfano le nuove necessità delle imprese agricole.

Sicuramente il primo beneficio è la riduzione del consumo del suolo, poichè gli impianti sono situati anche a 3 metri di altezza sopra le colture.  Proprio in questo modo è possibile fruire dei terreni duplicemente, garantendo anche la riduzione del loro abbandono, in modo specifico quelli a rischio desertificazione.

Possono anche integrare e migliorare l’agricoltura poiché aumentando l’ombra sul suolo, sono capaci di diminuire l’evapotraspirazione senza, perciò, ridurre la radiazione solare. In aggiunta, il fotovoltaico può stimolare nuove professionalità, creando nuovi posti di lavoro, migliorando le competenze tecnologiche e anche l’economia locale.

Ci sono degli ottimi vantaggi anche nel settore energetico. Sebbene sia ancora poco sviluppato, l’agrivoltaico conta 32MW di serre fotovoltaiche che possono generare all’anno oltre 44 mln di kWh.  Analogamente, questo tipo di integrazione può essere estesa anche agli allevamenti, come agrivoltaico zootecnico, già in sperimentazione in Cina.

La burocrazia

Come in tanti altri casi, la burocrazia resta un grande ostacolo per le realizzazioni di opere più grandi, o semplicemente per la diffusione dell’installazione.  Nello specifico, mancano dei decreti attuativi che non sono stati emessi nel 2022 e delle linee guida nazionali.

Un ulteriore questione da risanare è la mancanza di una rete tra regioni e di comunicazione tra paesi vicini per la cooperazione. Questo anche in virtù degli obiettivi del PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030), per i quali serve una struttura organica.

Il progetto

L’entourage di imprese e centri di ricerca mira a sviluppare delle tecnologie adattabili a vari assetti colturali e a migliorare la standardizzazione dell’opera.

Sicuramente è un piano che prevede un’attenta cura ai dettagli per i fattori determinanti l’efficienza dell’installazione. Tra questi l’altezza, la distanza tra pannelli, il posizionamento rispetto alle piante, le strutture usate ed altro.

Quindi per avere un programma vincente, oltre ai finanziamenti ed alle tecnologie, servono aiuti e contatti dunque connessioni tra città, province e regioni. Dove la rete non serve solo a scopo di marketing e di organizzazione ma anche per il repowering di impianti esterni.  Acnor di più delle connessioni servirebbero delle regole, in modo tale che il paese possa cambiare allo stesso modo, nello stesso tempo, ovunque.

L’intero progetto finanziato dall’Ue con 5 milioni di euro include l’ENEA e la EF Solare, collaboratori spagnoli, olandesi e belgi. Tali paesi hanno avviato delle sperimentazioni con caratteristiche diverse per poi raccogliere tutti i dati che serviranno per sviluppare una seconda tecnologia.

L’idea è di creare un algoritmo che possa in futuro ottimizzare la produzione elettrica e agricola della coltura in esame.

Se l’Europa ha da poco celebrato il sorpasso delle rinnovabili rispetto al gas, l’Italia non può dire lo stesso. Servirebbe infatti, una volontà comune che consenta un cambiamento rilevante nel settore burocratico e in quello finanziario.
Fortunatamente esistono i progetti europei che fanno da apripista a future iniziative locali, che si attendono con grande curiosità.

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