Pannelli fonoassorbenti dalle potature di ulivo. Ecco l’idea siciliana, sviluppata a Torino.

By : Aldo |Aprile 04, 2024 |Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Pannelli fonoassorbenti dalle potature di ulivo. Ecco l’idea siciliana, sviluppata a Torino.

Che la natura ci regala tutto ciò di cui abbiamo bisogno non è più un segreto. Ma proprio per questa enorme fortuna abbiamo il dovere di usare le risorse che ci dona nel migliore di modi. Ed è qui che entra in gioco la sostenibilità in ogni campo. In questo caso si parla del riuso di scarti agricoli per la creazione di pannelli fonoassorbenti.

   

L’importanza dell’ulivo

L’ulivo riveste un ruolo centrale nel Mediterraneo, non solo come pianta simbolo di tradizione e identità culturale e religiosa. È fondamentale anche a livello economico e ambientale. Pianta riconosciuta e valorizzata sin dall’antichità, l’ulivo e i suoi frutti costituiscono un elemento chiave della dieta mediterranea, celebrata per i suoi benefici per la salute. Nel 2023, l’Unione Europea ha dichiarato che la produzione di olio di oliva ha generato circa 8 milioni di tonnellate di scarti, i quali rappresentano circa il 30% del volume totale di olive lavorate.

   

Questo tema è rilevante soprattutto in Italia, il principale paese produttore di olio d’oliva in Europa che annualmente produce 3 milioni di tonnellate di scarti. Tuttavia, questi ultimi vengono sfruttati in maniera creativa ed efficiente, usando al 100% la risorsa, riducendo i rifiuti e quindi aiutando il pianeta. Per esempio, si usa la sansa come fertilizzante organico o per produrre energia attraverso processi di biomassa. O ancora le vinacce possono essere impiegate nella produzione di grappe e liquori, come materia prima per cosmetici e prodotti farmaceutici. Nei “rifiuti” di questo settore, possiamo considerare anche le potature, tema dell’articolo e dello studio in collaborazione tra Alcamo e Torino.

    

L’osservazione della tradizione

Un’osservazione semplice, ma illuminante, ha portato a un’idea innovativa nel campo dell’edilizia e delle nuove tecnologie.  Rossella Cottone, studentessa di Architettura al Politecnico di Torino, ha notato un contadino che bruciava potature di ulivo nei campi, scatenando la sua curiosità sul motivo dietro a tale pratica secolare. Ovviamente si tratta di processi che nel tempo si sono consolidati e fanno parte della tradizione contadina, che non per questo siano postivi per l’ambiente. Tuttavia, proprio grazie a tale incontro, la studentessa ha colto il grande potenziale della materia che aveva di fronte.

    

Così Louena Shtrepi, docente della studentessa, insieme a Valentina Serra, del Dipartimento Energia e Simonetta Pagliolico del Dipartimento di Scienze Applicate e Tecnologia, hanno deciso di studiare a fondo questa tematica. Pertanto, hanno articolato uno studio sulla trasformazione di uno scarto agricolo in un nuovo materiale, utile per l’edilizia, prendendo spunto proprio dalla tesi di laurea di Rossella Cottone.

     

Dagli scarti all’edilizia

Il processo di trasformazione si basa sull’utilizzo del cippato ottenuto dagli dagli scarti delle potature di ulivo come materiale sfuso, un prodotto naturale sena altri elementi che limitano le lavorazioni. Questa è un’attenzione molto importante in processi simili, poiché consente di preservare e garantire le caratteristiche del materiale originale. Quindi una volta raccolti rami e foglie, si combina tutto con vari processi che portano alla formazione del cippato, che unito a sua volta forma un nuovo materiale. A questo punto si esegue un trattamento ignifugo poiché si parla sempre di materiale combustibile e da lì nasce la nuova “materia prima”. 

   

Il prodotto ottenuto è poroso con caratteristiche simili a quelle di altri materiali acustici, ovvero a fibre di poliestere. Questo consente il suo impiego nel campo dell’edilizia, precisamente in quello dell’isolamento acustico da rumori esterni. Infatti, può essere usato negli interni di appartamenti, come rivestimenti in uffici, scuole e studi di registrazione. Per di più, le cavità del materiale permettono valori di assorbimento superiori a 800 Hz, con i massimi a 1600 Hz e 4000 Hz, e il minimo a 3150 Hz.

   

Conclusioni

La produzione di pannelli fonoassorbenti con questa nuova materia potrebbe togliere tonnellate di scarti dall’ambiente ma non solo. Potrebbero consentire l’isolamento acustico a prezzi modici, quindi anche in questo caso la sostenibilità ci viene incontro in ambito economico e sociale. Anche perché i pannelli in questione, durano tanto quanto il legno, soprattutto se si tratta di applicazioni in spazi interni, quindi meno esposti alle varie condizioni ambientali che variano all’aperto.

Comments are closed.