Con il cambiamento climatico cambiano anche i sistemi assicurativi.

By : Aldo |Marzo 18, 2024 |Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Con il cambiamento climatico cambiano anche i sistemi assicurativi.

Come sottolineato più volte, il cambiamento climatico comporta delle modifiche in tantissimi ambiti. Eppure, ogni giorno si parla di un nuovo settore in cui si riscontrano nuove problematiche e/o innovazioni correlate a questo tema. Oggi si parla anche delle assicurazioni.


I danni dei fenomeni estremi

Negli ultimi anni, i danni legati ai cambiamenti climatici hanno raggiunto cifre allarmanti. Nel 2023, in particolare, si è registrato un significativo aumento rispetto agli anni precedenti incrementando esponenzialmente i costi economici ad essi correlati. I numeri da capogiro sono tali da gravare pesantemente sul bilancio delle nazioni coinvolte. In Italia, gli eventi estremi si sono moltiplicati, con un numero record di disastri naturali come alluvioni, ondate di calore, e incendi boschivi. Questi hanno causato danni devastanti alle infrastrutture, all’agricoltura e alla vita delle persone.

    

Pertanto, si rafforza la necessità di adottare misure concrete per mitigare e adattarsi ai cambiamenti climatici, poiché il costo umano, economico e ambientale continua a crescere in modo inarrestabile. Il peso economico di tali fenomeni viene studiato ed è diventato una tematica rilevante anche nell’ambito delle assicurazioni, con non pochi dubbi, richieste e scontri di pensiero.

    

Il cambiamento delle assicurazioni

Le assicurazioni di tutto il mondo sono ormai entrate in un vortice che riguarda i risarcimenti per danni legati ai fenomeni estremi, riconducibili al cambiamento climatico. La questione risulta complicata poiché nello stesso momento le compagnie stanno aumentano le franchigie e i premi ed alcune addirittura negano le coperture, con conseguenze che ricadono su cittadini ed imprese.

   

Sebbene non si tratti di una questione semplice è ancora più complicato spiegare i movimenti finanziari e le decisioni alla base di tale mercato, tanto da coniare un termine: uninsurability crisis. Un esempio che può spiegare la situazione è quello riguardante la Florida, dove i prezzi delle assicurazioni per le case sono triplicati. A causa dell’aumento della frequenza degli uragani e della loro potenza, si è passati dai 1988 dollari del 2019 ai 6.000 dollari di oggi.  

   

Sicuramente la Penisola italiana non ha registrato gli stessi danni degli Stati Uniti, ma l’allerta è aumentata da qualche anno. Difatti, dopo le grandinate dello scorso luglio, sono arrivate tantissime segnalazioni dei cittadini che addirittura non riuscivano più ad acquistare coperture per gli eventi atmosferici, vista l’enorme domanda. Fino al 2022 si trattava di un anno stabile, mentre il 2023 ha registrato delle cifre oltre le previsioni, tanto da far dubitare gli esperti sull’eccezionalità della questione.

 

Il sistema assicurativo

Le assicurazioni funzionano poiché esiste il concetto di “mutualità”. Per tale sistema, ci si assicura per tutelarsi dall’imprevisto (che nella gran parte dei casi non si verificherà). Tuttavia, la somma dei premi raccolti consente di risarcire chi riporta il danno: si tratta di una scommessa (calcolata con modelli matematici) per le compagnie e per il singolo, che però alimentano un sistema globale. Quindi se si verifica un uragano, si registreranno perdite ingenti, che saranno compensate comunque dalla raccolta dei premi effettuata in altre aree. Così non si ci sono problemi per il riassicuratore.

   

Sebbene si tratti di un sistema consolidato, si evidenziano le lacune quando si tratta di danni legati al clima, poiché aumenta la frequenza e la potenza degli eventi nello stesso momento in tutto il mondo. In questo caso, non ci si può rifare al concetto di mutualità e per questo diventa difficile calcolare nuove polizze, nuovi premi o contratti.  Soprattutto perché gli obiettivi degli assicuratori è quello di continuare a garantire tali protezioni al cliente, senza venire meno alle logiche economiche del mercato.

   

C’è da dire però, che il rialzo dei premi non dipende solamente dal fattore climatico ma anche dall’inflazione e da tutti i fenomeni macroeconomici globali. Lo Stato italiano si è mosso in questo senso, con la nuova legge di bilancio, la quale impone che le imprese si assicurino contro i rischi catastrofali entro la fine del 2024. Così facendo il bacino dei clienti viene ampliato consentendo lo sviluppo del concetto di “mutualità”.

   

Considerazioni generali

Le perdite economiche globali (calcolate per il 2022) per danni correlati a quattro tra i fenomeni meteo principali (inondazioni, cicloni tropicali, tempeste invernali in Europa e temporali di grande intensità), ammontano a ben 200 miliardi di dollari. Dove solo gli USA ne contano 97 miliardi, mentre l’Italia è al 17° posto con 2.3 miliardi (0.11% del PIL).

   

Il trend dei fenomeni estremi aumenta, ma quelli come la grandine a luglio, sono dei rischi impliciti per chi fa assicurazione. Il caso è diverso se gli eventi sono di portata e frequenza maggiore, per cui è necessario diminuire la vulnerabilità. Per far si che si riduca la vulnerabilità c’è bisogno di investimenti nelle opere di adattamento di ogni Paese, o almeno questo è quello che alcuni gruppi affermano.

    

C’è chi invece è contrario a tale dichiarazione, che sembra quasi uno scaricabarile sugli Stati. Difatti, evidenziano come proprio le assicurazioni finanzino spesso e volentieri attività ed economie che alimentano il cambiamento climatico, come le estrazioni di combustibili fossili. Nonostante ciò, imporre alle compagnie assicurative e ai suoi clienti di ridurre le emissioni, non sembra essere una buona strategia. Questo perché l’obbligo ha portato ad un aumento delle polizze, gas e altri servizi.

   
Sicuramente è un argomento delicato, fatto di tantissime ipotesi, rischi e calcoli matematici. Non si tratta di un tema facilmente comprensibile per tutti, ma in qualche modo, parlarne può potare ad una maggiore sensibilizzazione di tutto il mondo.

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