Pericolo PFAS: grazie ad un fascio di elettroni potremmo bonificare le aree contaminate.  

By : Aldo |Febbraio 23, 2024 |Arte sostenibile, Home |Commenti disabilitati su Pericolo PFAS: grazie ad un fascio di elettroni potremmo bonificare le aree contaminate.  

La contaminazione di aree o habitat è un problema che ci riguarda semrpe visto che dipendiamo dalla natura per tantissimi aspetti. Purtoppo però, i primi a contaminare l’ambiente siamo noi con le nostre attività, dunque dopo anni di produzioni e abitudini siamo costretti a trovare delle soluzioni ai danni che noi stessi abbiamo creato. L’esempio affrontato nell’articolo riguarda la contaminazione di PFAS delle fonti di acqua potabile e le soluzioni innovative scoperte di recente. 

    
I PFAS

I PFAS, abbreviazione di polifluoroalchiliche, sono una classe di composti chimici oggetto di crescente preoccupazione a livello globale per la loro pericolosità. Sebbene siano impiegati dagli anni ’50, in una vastissima gamma di applicazioni industriali e commerciali, sono la causa di gravi danni alla salute del pianeta. I processi naturali faticano a degradarle dunque, la loro persistenza nell’ambiente e la capacità di accumularsi nei tessuti biologici li rendono una minaccia per la salute umana e l’ambiente.

   

Di preciso, la contaminazione da PFAS è diventata un problema diffuso in tutto il mondo e riguarda principalmente l’acqua potabile, il suolo e gli alimenti. Tutto ciò è causato dagli impianti industriali che li producono dalle discariche, dai rifiuti e i roghi chimici. In Italia diverse città, soprattutto del nord Italia, hanno registrato livelli preoccupanti di PFAS nelle loro risorse idriche, sollevando seri dubbi sulla sicurezza dell’acqua potabile. Anche se ci si muove per la bonifica delle fonti di acqua potabile, resta comunque difficile la gestione efficace e duratura della contaminazione da PFAS.

   

Le tecniche di bonifica

Le tecniche impiegate per la bonifica delle fonti di acqua potabile contaminata da PFAS sono varie. Una di queste è la filtrazione, che avviene grazie all’uso di filtri a carbone attivo che intrappola i PFAS nell’acqua. I filtri funzionano con un processo di adsorbimento, catturando le molecole nocive, mentre l’acqua passa attraverso il filtro stesso. Una seconda tecnica è l’ossidazione chimica che coinvolge differenti agenti chimici e processi fisici volti alla distruzione dei PFAS nella matrice considerata. O ancora i usano ozono e perossido di idrogeno che trasformano quelle molecole in composti meno dannosi o completamente inerti. Oppure si usano membrane a nanofiltrazione e l’adsorbimento su resine ioniche, che possono rimuoverle selettivamente ed efficacemente dall’acqua.

    

Tuttavia, oggi possiamo aggiungere a questa lista, una nuova tecnologia che non prevede il filtraggio o l’utilizzo di agenti chimici. La notizia arriva dai ricercatori del Fermi National Accelerator Laboratory, che hanno usato un fascio di elettroni per distruggere i tipi più comuni di PFAS nell’acqua.

    

La soluzione elettroni

Proprio i ricercatori del Fermi National Accelerator Laboratory sono riusciti a creare con successo una nuova soluzione a questo grave problema. Di preciso, hanno usato un fascio di elettroni per distruggere i tipi più comuni di PFAS come i PFOA e i PFOS. Si tratta di un’innovazione promettente che consente anche di bonificare e mettere in sicurezza grandi volumi d’acqua ad alta concentrazione.

    

In questo caso il laboratorio ha usato campioni d’acqua contaminata forniti dalla 3M, una multinazionale produttrice di molteplici prodotti industriali. La matrice in esame era sigillata in contenitori di vetro borosilicato con un sigillo di alluminio fissato sul vetro con una guarnizione in gomma (priva di PFAS). A quel punto i ricercatori hanno irradiato i campioni con un fascio di elettroni per poi spedirli nuovamente all’azienda 3M. Quest’ultima ha poi verificato che le molecole nocive fossero state distrutte senza rilasciare altri componenti pericolosi.

     

Come annunciato in precedenza, l’esito dell’esame è stato positivo poiché il fascio di elettroni li ha eliminati del tutto. Tale risultato determina la possibilità di bonifica di grandi aree soggette alla contaminazione da PFAS. È ovvio che serva ancora del tempo per fare ulteriori test, usare altri componenti e per ampliare il lavoro, ma si tratta di un’ottima soluzione ad un grave e ingente problema.

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