Le così dette “giornate mondiali” sono giornate intente a celebrare, ricordare e sensibilizzare gli abitanti di tutto il mondo ad un determinato tema.

Per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente ne sono state istituite varie tra cui quella di oggi.

Giornata mondiale degli oceani

L’idea di celebrare una giornata dedicata agli oceani venne proposta durante il Summit della Terra di Rio de Janeiro nel 1992.

Venne presentata per la prima volta dal Centro Internazionale Canadese per lo Sviluppo Oceanico (ICOD) e l’Ocean Institute of Canada (OIC).

Purtoppo però, ci vollero ben 16 anni prima del suo riconoscimento e della sua approvazione da parte dell’ONU che avvenne nel 2008.

Oltre ad essere l’anniversario del Summit, è un’occasione per riflettere sull’importanza degli oceani, la loro salvaguardia e sul potere che abbiamo per cambiare l’attuale situazione.

Per questo motivo si organizzano eventi di attivismo dediti alle azioni concrete e alla sensibilizzazione delle persone su questo tema.

2023

Lo slogan di quest’anno è “Le maree stanno cambiando”, una frase concisa che tuttavia descrive il grande cambiamento che sta avvenendo o quello di cui avremmo bisogno.

Per oggi l’ONU ha organizzato degli eventi online con grandi ospiti, esperti, istituzioni internazionali e ovviamente Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite.

Inoltre, l’ente ha messo a disposizione del materiale digitale per partecipare alla campagna di sensibilizzazione creata per l’occasione.

Le minacce per gli oceani vanno dall’aumento delle temperature alla pesca, dall’estrazione mineraria alla scomparsa della barriera corallina, l’inquinamento generico e la plastica.

La pesca

Al momento la situazione non è delle migliori e tutti conosciamo il responsabile dei danni recati agli oceani.

Il sovrasfruttamento delle risorse (qualsiasi esse siano) risulta sempre un’azione negativa per l’ambiente e per il nostro futuro.
Per questo serve un cambio di rotta dell’industria ittica, specialmente della pesca intensiva, industriale e illegale (bycacth o catture accessorie). Infatti, a causa di tali attività oggi consumiamo 19kg di pesce a testa, il doppio rispetto a 50 anni.

In aggiunta, cresce il numero di specie a rischio di estinzione o in pericolo; attualmente il numero di specie minacciate è raddoppiato dal 2014.

Mentre le specie in pericolo sono triplicate: 3 sono “probabilmente estinte” (secondo la classifica IUCN).

L’estrazione mineraria

L’altra grande minaccia è il Deep Sea Mining, ovvero l’estrazione mineraria in mare aperto: un’attività in aumento che crea ulteriori danni all’ecosistema marino.

La scelta del mare aperto conviene alle grandi industri per molteplici motivi, tra i quali il grande e crescente mercato delle materie prime.

Un altro vantaggio è quello di evitare denunce e inchieste correlate alle condizioni dei lavoratori e il rispetto dei diritti umani delle miniere su terra.

Scegliere il mare come pozzo di minerali preziosi per la nostra quotidianità, quali cobalto e manganese potrebbe avere un impatto irreversibile sul mondo.

Cosa possiamo fare?

Proprio in virtù di queste attività che crescono a vista d’occhio sulla base delle nostre necessità, siamo sempre noi che possiamo fare la differenza.

Senz’altro ci deve essere un supporto o una spinta iniziale dagli enti governativi che a tal proposito hanno deciso di apportare delle migliorie burocratiche.

Infatti, durante la COP 15 dello scorso dicembre, è stato approvato l’obiettivo “30×30, con il quale si punta a proteggere il 30% del pianeta entro il 2030.

Di conseguenza tutto ciò che riguarda quelle aree sarà sorvegliato attentamente e pertanto si pongono le basi per una maggior cura degli habitat.

Questo vuol dire che in quelle aree potrebbe essere vietata la pesca e in alcuni casi anche il passaggio di imbarcazioni di vari tipi.

Inoltre, si fortifica la prevenzione contro l’inquinamento da parte delle città adiacenti a tali aree, proprio per creare un contesto che possa proteggere effettivamente l’ambiente.

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