L’inquinamento marino è una tematica tanto grane quanto delicata e la plastica è la sua principale protagonista.
L’obiettivo è quello di ridurre la quantità di plastica e cambiarne la composizione, per risanare le acque di tutto il mondo.
Il polistirolo in mare
Le cassette di polistirolo, una volta in mare possono produrre oltre un milione di microplastiche che, come sappiamo, entrano facilmente nella catena alimentare.
Gli studi condotti nel 2021 affermano che ogni anno vengono consumati 10 milioni di cassette di polistirolo, in modalità “usa e getta”. E solo tra Ancona e San Benedetto se ne usano almeno 750.000 (secondo Marevivo)
Per tali impieghi il polistirolo presenta delle caratteristiche e delle qualità strategiche che lo rendono il materiale migliore in questo ambito.
È un materiale espanso rigido, economico, molto resistente con ottime proprietà meccaniche, molto leggero e quindi facilmente trasportabile, forse anche troppo. Inoltre, ha un’enorme capacità di isolamento termico grazie all’espansione che permette di inglobare tanta aria da poter isolare il contenuto.
Tuttavia, per quanto possa essere vantaggioso, resta comunque uno dei principali inquinanti del mare e perciò da anni si cercano soluzioni alternative e meno dannose.
L’iniziativa
Il programma nominato “Lotta all’inquinamento marino da cassette per il pesce in Italia” intende contrastare l’inquinamento dalla pesca e della plastica.
Per risolvere il problema gli studiosi hanno pensato a delle variabili del polistirolo che possano essere ecocompatibili, sicure per l’ambiente e per la salute umana.
Nello specifico si parla delle cassette del pesce: usate in quantità industriali, col modello “usa e getta”. Spesso ne sono pieni i pescherecci in modo da confezionare il pescato, ancora in mare aperto, portandolo al molo in ottime condizioni (soprattutto igienico-sanitarie).
Essendo una delle prime cause di inquinamento del mare, gli studi si sono concentrati proprio sulla sostituzione del polistirolo espanso (EPS), per tale impiego.
Il nuovo prototipo
Dunque, sono state create delle cassette per il pesce con 2 componenti separabili dividendo il prodotto tra una parte interna e una esterna.
La parte interna è composta da un vassoio di polistirolo monouso estruso riciclato (al 50%) e riciclabile. Invece, la parte esterna è fatta da legno FSC (un componente riutilizzabile), perciò il prodotto può essere separato in 2 componenti, consentendone il riciclo.
Il prototipo gode di un ottimo ecodesign pensato dopo un’attenta analisi di LCA di oggetti simili per l’imballaggio di pane fresco in Europa.
Il prodotto sarà utilizzato da parte di vari attori della filiera ittica: dai pescatori alle PMI, dai laboratori di ricerca ai centri di raccolta rifiuti. Nello specifico l’esperimento inizierà in Sicilia, dai pescatori di Spadafora con il supporto WWF Italia (catalizzatore della prova) che valuterà la validità del prodotto.
A fine sperimentazione, il progetto verrà presentato alla conferenza internazionale “Sustainability in Packaging Europe” (Barcellona, 16-18 ottobre 2023).
I molteplici obiettivi
Sicuramente il sostegno del WWF consente di mettere in pratica (e nel migliore dei modi) un’economia circolare mirata alla salute dei mari.
Nonostante si tratti dell’ambiente marino, la creazione di nuovi prodotti coinvolge molteplici professionisti anche del design, delle imprese e amministrazioni volte alla conservazione dell’ambiente.
Con tale proposta di mira anche all’idea di un prodotto net-zero che comporti una ridefinizione dell’intera filiera e dei vari stakeholders.
Tutte queste pratiche, se unite e poi amplificate possono effettivamente creare un movimento che favorisca la salvaguardia del mare e dell’ambiente.