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Gli italiani sostengono il cambio di vita per risolvere la questione climatica.

By : Aldo |Maggio 04, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, plasticfree |Commenti disabilitati su Gli italiani sostengono il cambio di vita per risolvere la questione climatica.

Ogni giorno nel mondo vengono vagliate leggi, nuove misure e direttive per poter cambiare rotta rispetto alla crisi climatica.

Senza dubbio si tratta di iter spesso lenti e non del tutto pratici, ma risultano sempre più necessari col passare del tempo.

 

YouGov

YouGov, la società britannica internazionale di ricerche di mercato e analisi dati ha svolto uno studio ben preciso per determinare le idee vari paesi.

Il sondaggio riguardava la crisi climatica e mirava a determinare quanto le persone siano favorevoli a cambiare la loro vita per risolvere la questione climatica.

Per questo studio sono state intervistate oltre 1000 persone per ciascuno dei 7 stati coinvolti, quali Regno Unito, Italia, Francia, Germania, Spagna, Danimarca e Svezia.

I risultati dell’analisi (svolta tra il 5 e il 24 aprile) dimostrano come gli italiani siano i più propensi a cambiare le proprie abitudini.

Gli italiani

Dopo aver elaborato i dati, è stato pubblicato il sondaggio in esclusiva sul “The Guardian”: le informazioni parlano chiaro e gli italiani sembrano pronti.

Innanzitutto, risultano i più preoccupati per la crisi climatica e i suoi effetti, probabilmente anche per la conformazione della penisola stessa.

Abbiamo una moltitudine di paesaggi, ambienti e caratteristiche uniche al mondo. La salvaguardia dell’ambiente e un’attenta vita sostenibile, proteggerebbero non solo la natura, ma anche la nostra economia e i tesori della storia che conserviamo.

Tale pensiero tocca l’81% degli intervistati italiani, mentre gli altri paesi arrivano a cifre inferiori fino alla Svezia che conta solo il 60%.

Siamo i più favorevoli a passare ai veicoli elettrici (+40%), a rinunciare a carne e latticini nelle nostre diete (anche con una legge, al 48%). Occupiamo il primo posto anche per la scelta di avere meno figli.

Inoltre, dopo gli spagnoli siamo i più propensi ad evitare l’automobile, scegliendo biciclette, trasporti pubblici e le camminate.  

Contemporaneamente siamo i meno inclini a pagare di più i voli per compensare le emissioni.

 

L’insieme

In generale tra 75% e l’85% degli intervistati è d’accordo sulla necessità di un lavoro di gruppo per poter cambiare effettivamente il futuro.

Allo stesso tempo però non sono tutti convinti sulle pratiche da mettere in atto per poter concretizzare tale trasformazione. In pratica si vuole risolvere attenuare la crisi climatica ma più una misura cambia lo stile di vita e meno viene sostenuta.

Per quanto riguarda la plastica il 40% (Danimarca) e il 56% (Regno Unito, Spagna e Italia) non acquisterebbe più prodotti monouso. Mentre tra il 63% (Svezia) e il 75% (Spagna) la vieterebbero

Di certo i sussidi dei governi per l’efficientamento delle abitazioni sono ben accetti da tutti (fino all’86% in Spagna). Tuttavia, gli spagnoli sarebbero favorevoli al 40% nel coprire tali costi personalmente.

La Germania accetterebbe per il 28% un cambio di abitudini alimentari mentre, il Regno Unito (24%) approverebbe una legge in tal senso.

Parlando invece dei trasporti ci sono delle opinioni contrastanti.

La possibilità di passare all’auto elettrica prende un massimo del 32% (Danimarca), mentre il 40% (Spagna) sarebbe disposto a rinunciare al veicolo.

Altri stati invece dichiarano di aver già considerato e applicato tale misura, dal minimo del 21% di svedesi al massimo del 28% dei tedeschi.

Una grande opposizione si è registrata per l’aumento obbligatorio dell’imposta sul carburante e il divieto di produzione e vendita di auto a benzina e diesel.

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La zizania sostituisce il riso: come adattarsi al cambiamento climatico.

By : Aldo |Aprile 16, 2023 |Consumi, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, plasticfree |Commenti disabilitati su La zizania sostituisce il riso: come adattarsi al cambiamento climatico.
Rebel-Grains

Il cambiamento climatico è in grado di creare fenomeni estremi ma anche di modificare pian piano attività abituali come l’agricoltura.

Di conseguenza è fondamentale capire come adattarsi ai cambiamenti trasformando colture, abitudini e tecnologie.

    

La zizania

La zizania è proprio uno dei cosiddetti “cibi del futuro” poiché dotata di caratteristiche che rendono la sua coltivazione e il consumo più sostenibile.

Questo significa che la pianta potrebbe sostituire uno tra i cereali più consumati al giorno d’oggi, garantendo la sicurezza alimentare nei prossimi anni.

    

Nello specifico la zizania è una pianta tipica delle coste atlantiche degli USA e appartiene alla tribù delle Oryzeae (a cui appartiene il comune riso).

Effettivamente sembra riso, ma differisce per il suo colore rosso-bruno se non nero, dalla forma allungata e dal suo sapore (tè misto alla nocciola).

     

Caratteristiche ambientali e nutrizionali

La zizania cresce in ambienti freddi e per questo viene seminata inverno al contrario del comune cereale, che necessita di temperature più calde.

Infatti, la zizania, crescendo in inverno non ha bisogno di ulteriori irrigazioni (viste le abbondanti precipitazioni), al contrario del riso. Quest’ultimo ha un elevato fabbisogno idrico che si concentra in un periodo di forte siccità quale l’estate.

In tal modo, la pianta non deve “lottare” per i nutrienti e lo spazio, poiché cresce prima delle piante infestanti e si riossigena il terreno.

Inoltre, l’antico cereale non ha bisogno di particolari pesticidi e la sua introduzione ridurrebbe la monocoltura, tecnica che crea molteplici danni all’ambiente.  Uno di questi è l’incremento della resistenza, che necessita un aumento delle dosi di pesticidi; non a caso, trovare il riso biologico è quasi impossibile.

     

Anche per quanto riguarda la nutrizione, la zizania resta un ottimo sostituto del riso se si guarda al futuro e ad una possibile crisi alimentare.

Sempre sulla base di questo confronto, la zizania ha il 100% di proteine e il 300% di fibre in più rispetto al riso. Pertanto, gode di un elevato potere saziante e un basso indice glicemico.

    

La novità con Rebel grains

L’impresa “Rebel grains” creata da Giovanni Giuseppe Savini e Alessandro Bossi, mira all’introduzione di cereali sconosciuti ma vincenti a livello nutrizionale e produttivo.

In aggiunta, lo scopo dei due imprenditori è quello di salvaguardare la biodiversità delle colture italiane e non solo. Per questo il WWF l’ha inserito tra i 50 cibi del futuro.

L’impresa ha già intrapreso un progetto di coltivazione a Pavia, accompagnato dall’introduzione del cereale nel mercato nazionale.

Attualmente è distribuito da Esselunga, Famila, Conad, Cortilia e Iper Tosano, in confezioni sostenibili e senza plastica.

     

Tuttavia…

La zizania è sostenibile anche perchè, sazia più dei soliti cereali consumati, i suoi 50 g equivalgono a 80 g si riso.  Di questo modo, con la stessa quantità, la zizania, come altri cereali ignoti. potrebbe sfamare più persone nel mondo.

L’unico problema riguarda il prezzo di 16 euro al kg, giustificati ovviamente dalle caratteristiche ambientali, nutrizionali e dal costo di introduzione in Italia.

    

Il cambiamento climatico sicuramente non può essere fermato, ma con nuovi studi e tecnologie possiamo trovare i modi con cui adattarci.

Colture diverse possono solo aumentare la possibilità di prendere in mano la situazione senza danneggiare ancora il pianeta.

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“The Circle”: la startup romana più grande in Europa per l’acquaponica.

By : Aldo |Aprile 04, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Emissioni, Home, menoconsumi, plasticfree |Commenti disabilitati su “The Circle”: la startup romana più grande in Europa per l’acquaponica.

É vero che un minor consumo di carne rappresenta una scelta sostenibile, a suo modo anche l’agricoltura ha qualche punto da rivedere.

A Roma un gruppo di giovani ha pensato al proprio futuro e ha ideato un progetto innovativo.

 

The Circle

The Circle è una startup romana “ad elevata concentrazione tecnologica capace di produrre contemporaneamente cibo e proteine di altissima qualità” come riportato nel sito web.

L’azienda creata da 4 giovani esperti in biotecnologie industriali, ha l’obiettivo di rappresentare un nuovo tipo di impresa sostenibile.

In pratica, si sono impegnati ad andare oltre gli stereotipi del biologico e dell’impatto zero, aggiungendo valore all’ambiente.  

Al momento l’impresa ha piantato 450mila piante, che variano tra insalata e piante da condimento su un terreno di “solo” mezzo ettaro.

Con questo traguardo sono i più grandi in Europa nel settore dell’acquaponica, poiché hanno superato tutti i limiti di sostenibilità.

Le serre

Le serre di The Circle hanno delle caratteristiche particolari che rendono la loro produzione unica.

Iniziando dalla tecnica, l’acquaponica, si arriva a parlare di pesci rossi, alghe e erbe consumate nei ristoranti degli hotel.

L’impresa è famosa per le sue serre che ospitano coltivazioni distribuite su filari verticali fatti di tubi bianchi dai quali escono vari tipi di erbe.

Con tale disposizione e innovazione, l’azienda riesce ad usare il 10% dell’acqua e 1/5 del suolo in meno rispetto all’agricoltura tradizionale.

Un elemento caratteristico però sono le vasche interrate che ospitano dei pesci rossi i quali contribuiscono all’alimentazione delle piante.

Proprio così, hanno unito l’acquacoltura, l’allevamento di pesci e l’idroponica, i risultati? Massima resa nel minimo spazio.

Da questo connubio di tecniche crescono rughetta, senape, santoreggia, erba cipollina, basilico rosso, timo, bietola e un’altra trentina di piante da insalata o per condimento.

L’acquaponica

Come descritto prima, le piante crescono in maniera diversa dalla norma e sono legate ad altri tipi di colture.

Nelle vasche sono installate delle pompe a bassa intensità che trasportano l’acqua in altre vasche di legno con filtri naturali: i batteri.

Successivamente, l’acqua depurata confluisce in botti interrate dove si aggiungono elementi necessari per la crescita di piante.

Infine è presente una tecnica di riciclo e di consumo sostenibile legato al rilascio dell’acqua: quella in eccesso viene raccolta e rimessa in circolo.

Valore economico

Con tali peculiarità e 6 anni di attività, The Circle oggi vale oltre dieci milioni di euro.

Il gruppo dall’idea vincente ha raggiunto a Roma una capacità di 450 mila piante destinate a 250 ristoranti e alberghi.

Tuttavia, a breve arriveranno anche a Milano dove gestiranno un ettaro di terreno e ne prenderanno un altro sempre a Roma.

La startup si tiene aggiornata per quanto riguardano le nuove tecnologie e l’agricoltura, in modo tale da risultare sempre più efficienti e sostenibili.

Sicuramente hanno capito che serve cambiare mentalità anche per quanto riguarda i costi di queste produzioni e i prezzi del mercato.

“Se si è disposti a spendere 1200 euro per un iPhone, perché rifiutarsi di pagare due euro al chilo delle zucchine cresciute in maniera sostenibile?”

Una domanda sulla quale riflettere relativamente anche alla crisi economica e climatica che stiamo vivendo.

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Ikea sceglie la colla biologica per ridurre l’impronta ecologica dei suoi prodotti

By : Aldo |Marzo 07, 2023 |Arte sostenibile, Emissioni, Home, menomissioni, plasticfree |Commenti disabilitati su Ikea sceglie la colla biologica per ridurre l’impronta ecologica dei suoi prodotti

Ormai le grandi aziende non possono più voltarsi dall’altra parte. Gli obiettivi dell’agenda 2030 e le nuove leggi promulgate dai vari stati del mondo, definiscono una linea precisa d’azione.

La novità

Ikea da anni studia come ridurre il suo impatto sul pianeta, per mezzo di maggiori accorgimenti nella produzione e nel commercio dei suoi prodotti.

Di conseguenza non può passare inosservata la notizia del primo marzo, per la quale l’azienda sceglie di puntare sulla colla biologica.

Senza dubbio, sarà un processo graduale, di sostituzione della colla comune di matrice fossile, che è stata usata fino al giorno d’oggi.

Per tale motivo, l’obiettivo preposto è quello di ridurre l’uso di quest’ultima del 40% e le emissioni di gas serra ad essa correlate del 30%.

Perchè cambiare?

La decisione del colosso dell’arredamento deriva da un’attenta valutazione della propria produzione e del mercato.

Precisamente, Ikea ha analizzato che l’uso di colla comune nei materiali di cartone determina il 5% della sua impronta nel mondo.
Questo perchè la colla usata attualmente è di base petrolchimica, quindi, rappresenta un materiale di basso costo facile da usare negli adesivi.

Ma data la sua origine, è nociva per l’ambiente. L’estrazione e l’uso del petrolio creano gravi danni in natura, come anche le sostanze chimiche altamente tossiche che rilascia durante la lunga biodegradazione.

Pertanto, dopo più di 10 anni di studio, l’azienda è riuscita a raggiungere l’obiettivo preposto.

 

Cosa si intende per colla biologica?

Secondo Adhesive Platform, si intendono colle biobased, tutte quelle che possono essere prodotte da amido, olio vegetale, diverse proteine, lignina e resina naturale.

Quindi Ikea si è mossa in modo da trovare la giusta soluzione, avviando dei programmi per acceleratori, proprio per sperimentare varie alternative.

Tra i molteplici esperimenti, sembra che quello attivo in Lituania (Kazlu Ruda) sia il più valido.

Si tratta di una colla composta di amido tecnico di mais che non deriva da coltivazioni alimentari, ma da colture industriali separate.

Perciò, vista l’apparente efficienza, la società introdurrà questo nuovo composto progressivamente nei suoi processi di produzione.

Obiettivi e idee

Tale innovazione, non è la prima considerata da Ikea per la sua transizione ecologica.

Infatti, da tempo ha incrementato l’uso del legno riciclato e si è impegnata per arrivare ad un consumo energetico al 100% rinnovabile entro il 2030.

A queste premesse, segue l’intenzione di integrare la propria sostenibilità con la selezione di materiali rinnovabili e riciclabili.

Secondo Venla Hemmilä, Material and Technology Engineer di IKEA di Svezia, questi sono dei cambiamenti necessari all’interno dell’industria.

Che siano anche delle modifiche minori, come quella appena descritta, sono sempre dei passi in avanti che possono avere dei grandi impatti.

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In Europa vincono le rinnovabili, ma l’Italia segue a fatica la nuova transizione.

By : Aldo |Febbraio 13, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Emissioni, Home, menoconsumi, plasticfree |0 Comment

L’Europa ha schiacciato l’acceleratore e punta al sostenibile senza guardarsi indietro
L’Italia è pronta a fare lo stesso?

L’Italia cresce nel solare

Il bel Paese, sempre baciato dal sole, potrebbe fare molto di più per quanto riguarda la produzione di energia pulita.   Nel 2022 infatti, l’Italia ha raggiunto il sesto posto della classifica europea, ma manca ancora tanto lavoro per realizzare il piano dell’Unione.

La crescita registrata durante l’anno scorso (+2,6 GW) è dovuta maggiormente al Superbonus 110%, quindi al solare su piccola scala.  Ma un ulteriore fattore che ha incrementato la scelta del fotovoltaico è stato il caro prezzi. Senz’altro la crisi ha permesso un’attenta riflessione da parte dei cittadini che hanno scelto consapevolmente il rinnovabile.

Nell’eolico invece, si riscontrano ancora delle difficoltà, non a caso nel 2022 sono stati installati appena 456 MG di potenza, raggiungendo gli 11,7 GW totali.

Previsioni

Secondo uno studio di Ember, l’Italia potrebbe migliorare nell’arco di pochi anni con delle scelte volte al rinnovabile.

Tra il 2023 e il 2026, il Paese potrebbe installare dai 16,4 GW ai 34 GW. Se questa previsione si verificasse, l’Italia potrebbe puntare ancora più in alto raggiungendo a tutti gli effetti i target del piano RePowerEu.

La meta sono gli 85 GW entro il 2030, che garantirebbero un 84% di energia pulita per il mix dell’energia elettrica, attualmente del 36%.  Non c’è da dire che una transizione di tale portata avrebbe una grande risonanza in molteplici settori.

Elettricità Futura, ha analizzato proprio gli effetti di un cambiamento come quello descritto, in funzione dell’economia e dell’ambiente.  Ci potrebbero essere fino a 309 miliardi di investimenti e un beneficio che varrebbe il 2,2% del Pil. In più si ridurrebbero le emissioni di CO2 del 75% nel settore elettrico e sarebbero garantiti 470000 nuovi posti di lavoro.

La questione burocratica

Peccato che in questo bellissimo sogno, ci sia di mezzo la burocrazia che sveglia l’Italia.  Per colpa della burocrazia lenta e a volte troppo articolata, il Paese perde tante occasioni per progredire.

Si parla di una vera e propria barriera culturale contro le rinnovabili. Purtoppo in molti credono ai falsi miti che non permettono un pieno sviluppo delle tecnologie: uno tra tanti il fotovoltaico che toglie suolo all’agricoltura.  Un falso mito più volte smentito, vista la crescente tecnica dell’agrivoltaico che prevede un’azione congiunta tra l’agricoltura e il solare.


Il colpo basso

Seppur ci siano delle ottime premesse per una buona crescita, il governo italiano ha deciso di guardare altrove.

L’Italia ha stretto da poco accordi con Algeria e Libia, garantendo un investimento italiano da 8 miliardi per estrazione e produzione di gas. Tale patto garantisce 8,7 miliardi di metri cubi di gas all’anno per i prossimi 25 anni. Inoltre, si parla anche della costruzione di un impianto di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica.

Questo succede, perchè si pensa ancora che il gas sia l’unica fonte di energia che possa soddisfare in tempi brevi il fabbisogno energetico del Paese.  Peccato che dalle statistiche, il gas è una risorsa in perdita poiché è insostenibile sia a livello ambientale che economico.

Nonostante problemi burocratici e scelte poco comprensibili del governo, l’Italia continua a migliorare passo dopo passo. La speranza è quella di una transizione vera e propria, anche se non in tempi record.

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Arrivano a Roma i cestini per la carta “intelligenti”; l’AMA guarda al futuro.

By : Aldo |Febbraio 07, 2023 |Emissioni, Home, menorifiuti, obiettivomeno rifiuti, plasticfree, Rifiuti |0 Comment

In vista di grandi eventi e obiettivi da raggiungere, Roma apporta dei cambiamenti nella città.

     

L’iniziativa

A Roma approdano i cestini della carta “intelligenti” grazie ad un comodato d’uso dell’AMA che cerca di portare una ventata d’aria fresca nella capitale.

L’idea è quella di migliorare la città, che troppo spesso ha ricevuto e riceve critiche per la mancata cura e pulizia di strade e marciapiedi.

Oltre ad essere tra le 9 centri urbani italiani scelti per il programma europeo delle Smart Cities, Roma è prossima al Giubileo. Questo significa che i riflettori saranno puntati sulla città che si dovrà presentare nel migliore dei modi e perchè no, anche all’avanguardia.

  

I cestini intelligenti

I cestini sono stati ideati con un’elevata cura dei dettagli, coniugando sostenibilità, sicurezza, igiene, raccolta differenziata e tecnologia.

Di fatto sono stati creati 2 prototipi che differiscono solo per la capienza. L’impianto di largo Gaetana Agnesi (altezza ingresso Metro B Colosseo), ha una capacità di 240 litri mentre quello nell’area di Fontana di Trevi 120 litri.

   

Tecnologia e sostenibilità sono alla base di questi sistemi. Infatti, il cestino è controllato per mezzo di un’app che segnala quando deve essere svuotato. Il tutto è alimentato da all’energia solare  poiché l’impianto è dotato di un pannello fotovoltaico che fornisce l’energia necessaria anche per la pressa. Presenti anche led e sensori.

Un altro aspetto tecnologico è la pressa interna (azionata dall’energia solare), capace di compattare i rifiuti, riducendone la massa fino a 5 volte.  

  

I nuovi cestoni sono composti di acciaio zincato e “anti intrusione” per evitare spiacevoli episodi avvenuti più volte nella capitale. Per quanto riguarda l’igiene, è stato pensato un pedale per aprire il bidoncino, permettendo ai cittadini di non toccarlo con le mani.

La gestione

Ulteriori dettagli del cesto sono correlati al lavoro svolto dagli addetti dell’AMA, che potranno svuotare il contenitore più facilmente e velocemente.

L’iniziativa avrà una fase di sperimentazione di 4 mesi dei nuovi modelli che  hanno una capacità pari a quella di 7 cestini e questo farà la differenza.

    

Il vicedirettore Generalre dell’AMA, Emiliano Limiti, afferma che si collocheranno a Roma, circa 10 mila nuovi raccoglitori. Sarà un processo di rinnovamento, efficientamento verso una maggiore pulizia e sostenibilità.

L’ente ha curato al massimo i dettagli è ha annunciato che tutta la carta conferita nei nuovi cestini verrà riciclata, nell’impianto dei rifiuti raccolti in strada.

   

Roma dovrà aspettarsi tante iniziative e cambiamenti come questi, visti gli impegni presi con l’Europa.
Tutto ciò che potrà rendere migliore la Capitale, sotto ogni punto di vista, sarà una modifica positiva per il futuro. Migliorerà anche la vita dei  suoi cittadini e dei milioni di turisti che la scelgono come meta ogni anno. 

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torello

“Torello” trasforma 200kg di rifiuti in bioenergia in soli 15 minuti.

By : Aldo |Febbraio 05, 2023 |bastaplastica, Emissioni, Home, menorifiuti, obiettivomeno rifiuti, plasticfree, Rifiuti |0 Comment

I rifiuti aumentano e di pari passo aumenta la richiesta di tecnologie avanzate per smaltirli.
Sea Marconi ha lavorato per questo.

Torello

L’impianto, lungo 7 m e largo 1,5 m è in grado di trasformare rifiuti in bioenergia e bioprodotti riducendo costi e tempi.

La sfida di Torello o BioEnPro4TO è quella di riciclare 200kg di rifiuti convertendoli in energia elettrica e biofertilizzante, nell’arco di soli 15 minuti.  Di fatto, la sua caratteristica è quella di poter superare gli impianti tradizionali, che impiegano 90 giorni per lo stesso identico processo.

Il macchinario creato dalla Sea Marconi è stato avviato ad ottobre e presentato il 31 gennaio alla Lavanderia a Vapore di Collegno.

Secondo il fondatore della Sea Marconi, Vander Tumiatti, Torello potrebbe essere “una soluzione integrativa per la produzione di biogas”. Questo sarà possibile per tempi e costi abbattuti grazie alla termochimica e per il fatto che “non ha bisogno di grandi investimenti o infrastrutture”.        

 

Struttura e funzioni

BioEnPro4TO è essenzialmente un progetto di ricerca di elevato livello di maturità tecnologica (TRL7) che può trasformare rifiuti in energia e altro.

Converte parte organica dei rifiuti solidi urbani, le biomasse primarie o residuali (sfalci), i fanghi di depurazione delle acque reflue civili e materiali plastici.  Tutto ciò può diventare energia elettrica, termica, acqua sterilizzata, biostimolanti, biogas, biofertilizzanti, syngas, biochar.

È un sistema che tende all’impatto zero, soprattutto per le tecnologie utilizzate nella sua creazione.

Non a caso, gli scarti subiscono un processo di conversione termochimica, fondamentale per la trasformazione in energia, perchè scalda ma non brucia.

Tra l’altro, l’impianto è capace di comprendere 1500 tonnellate di rifiuti (per anno) garantendo 7500 ore di lavoro all’anno.

Impieghi

I benefici che Torello può offrire sono vari ed essenziali, come la riduzione dei rifiuti in discarica o la produzione di energia verde.

Con tale macchinario si potrebbero risolvere anche i problemi legati al trasporto di rifiuti, una questione molto sentita soprattutto nei centri più piccoli.

Infatti, sono proprio le piccole e medie comunità (fino a 250 mila abitanti) le prescelte per l’utilizzo del sistema.

Ne è un esempio Torino Ovest, dove si gestiscono 112,5 mila tonnellate di RSU (Rifiuto Solido Urbano) e circa 20 mila tonnellate di organico.

Oppure il Comune di Collegno, costretto a portare le sue mille tonnellate di fanghi di depurazione (all’anno) negli impianti di Bergamo e Brescia.

Con un sistema simile si ridurrebbe il bisogno di trasportare determinati materiali e si ridurrebbero i costi di smaltimento e trasporto.  

In aggiunta, l’unità principale di Torello è trasportabile con un camion e può essere installato senza troppe difficoltà.

Finanziamenti

Il programma è stato avviato verso la fine del 2018 grazie ai 6,9 milioni di euro finanziati dalla Regione Piemonte.  Così da creare nuovi posti di lavoro e ha permesso il deposito di 10 brevetti, ai quali hanno collaborato 11 enti, tra aziende e università.

Un’ulteriore punto a favore dell’impianto è il ritorno di investimento che supera qualsiasi altro sistema tradizionale. Si tratta di 1000 euro per tonnellata e un ritorno che potrebbe ammontare al 140%, rispetto al solito 15 o 20%.        

Come sottolinea il fondatore Tumiatti, la volontà è di “produrre di più e meglio, consumando di meno”.

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bergamo award

Bergamo vince l’Urban Award 2022 per la mobilità sostenibile.

By : Aldo |Gennaio 04, 2023 |Arte sostenibile, Emissioni, Home, menoconsumi, plasticfree |0 Comment

La mobilità sostenibile rientra tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 ONU pertanto è fondamentale investire in questo settore. Nel 2022, Bergamo svetta nella classifica tra i comuni più attenti e attivi alla questione.

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Urban Award.

È un progetto che premia i comuni italiani per la mobilità sostenibile, analizzando iniziative già attive o appena approvate dalle amministrazioni comunali.

Il premio nasce nel 2017 dall’idea di Ludovica Casellati, giornalista e scrittrice in collaborazione con Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani): l’ideatrice afferma che:

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“L’Urban Award nasce proprio dall’esigenza di innescare una gara virtuosa tra città, sui progetti di mobilità sostenibile, che possano concretamente portare i cittadini a preferire altri mezzi, lasciando l’automobile in garage.”

La sesta edizione è stata vinta dalla città di Bergamo ed il premio è stato consegnato in occasione della 39a Assemblea Nazionale Anci.

La giuria è composta da scrittori, giornalisti ma anche tecnici e figure legate alla cura dell’ambiente. Possiamo citare Stefano Laporta (Presidente Ispra), Piero Nigrelli (Direttore settore ciclo di Ancma), Antonella Galdi (Vicesegretario generale Anci) e Federica Cudini (Marketing manager Bosch eBike ststem).

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Perchè Bergamo?

Il comune ha vinto grazie all’impegno, la dedizione e la mentalità aperta dei cittadini, che sono pronti a cambiare le loro abitudini. Il progetto premiato include la bicicletta nella vita dei bergamaschi a 360°, con vari servizi alla portata di tutti.

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La prima iniziativa è BiCity, che comprende il modello di gestione della nuova “Velostazione” che si trova nei pressi della stazione ferroviaria. Questa sarà poi affiancata dalla Ciclofficina che riaprirà con un infopoint integrato, per la ciclabilità.

Nella città sono presenti le Bike box, delle rimesse sicure per le biciclette private, oltre alle 95 nuove rastrelliere che offrono 2.805 posti ai cicli.

Inoltre, è stato esteso il trasporto pubblico con un servizio di bike sharing Bigi (creato con NextBike) che garantisce 390 biciclette a pedalata assistita.

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Per ultimo, possiamo citare Pin bike, l’iniziativa che premia chi sceglie la bicicletta alla macchina. L’idea prevede un rimborso fino a 2 euro al giorno, 30 euro al mese a seconda dei chilometri percorsi.

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L’importanza del cambiamento.

In Italia ci sono attualmente circa 58.000 chilometri di piste ciclabili e di cicloturismo, ma servono ulteriori passi avanti per migliorare la nostra penisola.

Questo perchè il campo del ciclismo ci offre una soluzione semplice ed efficace per far fronte alle elevate emissioni di CO2.

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Infatti preferire il ciclo a due ruote quotidianamente, produce l’84% in meno di emissioni di CO2, rispetto a chi prende l’auto.  Sceglierla anche solo una volta a settimana, permette di risparmiare 3.2 kg di CO2, l’equivalente di un tragitto di 10 km in auto. Si stima infine una produzione di emissioni 30 volte inferiori delle vetture tradizionali e 10 volte inferiori a quelle elettriche.

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Quindi ancora una volta, le abitudini dei cittadini, sono uno degli ostacoli più grandi da superare per garantire una transizione ecologica vera e propria.

É interessante notare come questo premio sia stato vinto da comuni diversi sparsi in Italia: in questa edizione il podio è stato condiviso con Cuneo e Caltanissetta.

Dal 2017 ad oggi hanno vinto Siracusa, Cesena, Pescara, Parma e Genova, ma nel podio sono salite spesso anche Pesaro e Padova.

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Gli Urban Award permettono ai comuni di competere tra di loro per una valida ragione. Il fatto che sempre più amministrazioni si iscrivano al contest è un segno rilevante, che dimostra la buona volontà di tutti nel cambiare le cose.

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Senz’altro servono più investimenti e una maggiore cura nei dettagli di progetti correlati al ciclismo in Italia, ma la strada sembra quella giusta.

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bioshopper

CNR-IPCB e Biorepack collaborano per svelare i falsi “bioshopper”.

By : Aldo |Dicembre 25, 2022 |Arte sostenibile, Emissioni, Home, menorifiuti, obiettivomeno rifiuti, plasticfree, Rifiuti |0 Comment

A quanto riportato da un’inchiesta, varie aziende e privati non hanno rispettato le leggi riguardo l’uso di sacchetti in plastica biodegradabile.
Una task force di ricercatori inizierà a breve una ricerca per porre fine a tale questione.

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La legge

A settembre è stato scoperto che in Italia 1 shopper su 4 non rispetta la legge in vigore in Italia.
Infatti dal 1° gennaio 2018, la normativa (sulla base della legge europea 2015/720) impone l’uso di sacchetti biodegradabili e compostabili.

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Il decreto scaturì varie polemiche poiché le buste utilizzate per frutta, verdura e altri prodotti freschi, dovevano essere pagate come un prodotto qualunque.

Non fu chiaro subito lo scopo sostenibile della legge che venne approvata, ma in quanto tale è stata seguita da tutti… o quasi. 

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L’inchiesta

Aziende e privati hanno scelto il cambiamento non solo per rispettare la legge ma anche per inquinare di meno. Il problema è che coloro che hanno modificato le loro forniture sono tanti ma non tutti, come conferma lo studio degli ultimi mesi.

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La Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite nel ciclo rifiuti, ha confermato che il 25% delle buste vendute non sono biodegradabili.

Nello specifico sono stati individuati ancora in commercio sacchetti in plastica con diciture o certificazioni false. Si tratta di buste in plastica non compostabile o biodegradabile, vendute come tali. Un vero proprio schiaffo all’ambiente e alla salute dei consumatori.

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La ricerca

Proprio per tali ragioni, è stata avviata una ricerca per rintracciare questi sacchetti e determinarne il livello di illegalità.  Il Cnr-Ipcb di Catania e il consorzio Biorepack pronti per analizzare i polimeri presenti nelle buste selezionate, per bloccare queste attività illecite.

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Il difetto di tali “bioshopper” è una concentrazione elevata di polietilene, un polimero molto economico ma non biodegradabile.

La ricercatrice Paola Rizzarelli dell’Cnr-Ipcb spiega;

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“Lo standard europeo EN13432, fissa la percentuale tollerata del polietilene sotto l’1%. Percentuali maggiori potrebbero infatti compromettere la biodegradabilità e la compostabilità degli involucri”.

La ricerca seguirà due fasi di analisi, (quantitativa e qualitativa) per  stabilire la natura chimica del sacchetto e la quantità di polietilene presente.

In questo modo i ricercatori potranno risolvere una questione non indifferente, che minaccia sia la filiera delle bioplastiche che quella del compostaggio.

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A tal fine è stato scelto il CNR di Catania perchè è l’unico in Europa che ha sviluppato un metodo di intercettazione del polimero. Tanto è vero che da tempo, arrivano richieste di analisi da laboratori e privati dell’Unione Europea.

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Senza dubbio i nostri ricercatori saranno in grado si svelare i nomi di chi crea ulteriori danni all’ambiente e alla salute dei consumatori italiani. Nel frattempo, aspettiamo l’inizio degli studi, che avverrà a gennaio 2023, mentre i risultati verranno pubblicati durante il corso dell’anno.

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natale sostenibile

Natale sostenibile: come affrontare il caro prezzi senza rinunciare alla magia delle feste.

By : Aldo |Dicembre 22, 2022 |Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, obiettivomeno rifiuti, plasticfree, Rifiuti |0 Comment

Mancano poche ore a Natale e qualche giorno a Capodanno, i prezzi sono alle stelle ma non si vuole rinunciare a nulla. La sostenibilità ci aiuterà anche in questo caso.

natale sostenibile

Regali

Il Natale è la festa più consumistica al giorno d’oggi e il simbolo di questa ricorrenza è senza dubbio il regalo. I dati della Coldiretti parlano chiaro: la crisi ha determinato un calo del 7% (rispetto al 2021) per quanto riguarda la spesa natalizia. Quest’ultima, infatti, ammonterà all’incirca a 177 euro a testa.

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Tuttavia, il 31% degli italiani hanno cambiato il genere di regali, puntando molto più su idee originali e artigianali, tipiche dei mercatini di Natale. Questa scelta rientra tra le tante soluzioni sostenibili, che contemplano l’acquisto di prodotti locali, di qualità evitando la grande distribuzione.

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Un’altra attenzione riguarda l’imballaggio, per il quale si può usare carta di altri regali o di giornale, garantendo una produzione minima di rifiuti.

Invece, se proprio non si può fare altrimenti dello shopping online, è preferibile scegliere i vestiti con cura per evitare la richiesta di un reso. Sicuramente anche una spedizione ecologica sarebbe meglio di quella tradizionale, per ridurre le emissioni.

Illuminazioni


Le luci di tutti i colori creano l’atmosfera tipica delle feste, ma quest’anno terrazzi e giardini potrebbero restare spenti a causa della crisi.

É stato calcolato che tutte le illuminazioni emettono 651 tonnellate di CO2 (pari alle emissioni di 6.000 automobili in un anno). In Italia, si tratta di una somma totale di 30 milioni di euro per l’intero periodo natalizio. La spesa per ogni famiglia sarà all’incirca di 1,70 euro in bolletta della luce, un euro in più rispetto al 2021.
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Per evitare una bolletta salata, esistono le luci a LED che consumano fino all’80% in meno di quelle tradizionali. Meglio ancora i LED ad energia solare che sono più sicuri, consumano meno e hanno una durata superiore di ¼ rispetto alle altre.

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Cibo

Secondo Assoutenti:

“Imbandire le tavole quest’anno costerà agli italiani 340 milioni di euro in più”

Il Codacons ha dimostrato che proprio pandori e panettoni, hanno visto aumenti dal 37% al 59%, forse i dati più significanti. Non sono di meno il burro (+41,7%), l’olio di semi (+52,3%), il sale (+49%) e il riso (+35,3%). Nonostante i prezzi alle stelle, sembra che il problema più grande resti quello del cibo sprecato.

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Si, per quanto riportato dalle analisi tra Natale e Capodanno, in Italia, 440 mila tonnellate di cibo vengono buttate. Una cifra surreale che corrisponde ad una perdita di 50 euro per famiglia, secondo la campagna “Food We Want” dell’Unione europea, promossa dall’Istituto Oikos.

Teniamo a mente che 1 tonnellata di rifiuti alimentari produce 4,2 tonnellate di CO2.

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Per tutte queste ragioni, sarebbe opportuno pensare in modo sostenibile il menu di ogni “CENONE”, per evitare le perdite descritte sopra.  Partendo dalla spesa, è fondamentale scegliere prodotti locali e di stagione, in quantità giuste, preferendo prodotti sfusi (evitando quindi la plastica).

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In cucina invece la regola è non buttare nulla, scegliendo ricette antispreco, conservando gli alimenti nel modo giusto. L’ultimo consiglio (e non per importanza), è quello di dividere il cibo e portarlo a casa dopo una serata tra amici o parenti.

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Per concludere

Il Natale è diventato con gli anni una festività più consumistica che religiosa, ma non per questo siamo legittimati a inquinare di più.

Quindi oltre alle soluzioni presentate, sarebbe notevole spostarsi senza macchina, visto il traffico automatico di queste giornate. Le illuminazioni a casa dovrebbero essere accese solo in determinati lassi di tempo, per poter risparmiare energia.  I regali possono essere oggetti, vestiti, libri di seconda mano.

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La sostenibilità permette all’uomo di risparmiare in tanti ambiti, con la garanzia di non inquinare ulteriormente il pianeta: ricordarlo anche a Natale è opportuno.

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