Il caldo estivo è sempre più forte, di anno in anno cresce e i suoi effetti oltre ad essere palesi, li soffriamo tutti. Ormai siamo abituati a intere città soleggiate, senza un minimo di verde, all’asfalto che si scioglie, alle isole di calore che si espandono sempre più. Di certo alcune aree del mondo sono più esposte a questi fenomeni rispetto ad altre; alcune città sono costruite in modo da fronteggiare questi problemi. Tante invece devono capire come adattarsi a tali cambiamenti. Uno studio della Sapienza ci mostra che questo è possibile anche con semplici modifiche.
Caldo nei centri urbani
Il caldo estivo nelle metropoli come Roma influisce in modo rilevante sulla salute pubblica e sul benessere dei cittadini. Durante le ondate di calore, che possono raggiungere situazioni di emergenza, si osserva un incremento dei casi di patologie legate alle alte temperature, specialmente tra i gruppi più vulnerabili, come gli anziani e i bambini. Le temperature elevate, combinate con un’elevata umidità, riducono l’efficacia dei meccanismi di termoregolazione del corpo, aumentando il rischio di colpi di calore e altre complicazioni sanitarie. Inoltre, il fenomeno delle “isole di calore” è aggravato dalla densità urbana e dalla carenza di spazi verdi, fattori che determinano un innalzamento delle temperature superficiali in alcune aree della città.
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Le superfici impermeabili e la mancanza di vegetazione non solo accentuano il caldo, ma possono anche peggiorare la qualità dell’aria, incrementando l’inquinamento e rendendo più difficili le condizioni di vita. Per attenuare questi effetti, è essenziale adottare misure preventive per la propria salute. Tuttavia, sono necessarie infrastrutture e accorgimenti a livello pubblico in modo da evitare che gravi situazioni di emergenza si manifestino con frequenza maggiore ogni anno.
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Lo studio della Sapienza
Uno studio condotto dalla Sapienza Università di Roma, in collaborazione con l’Accademia Araba di Scienze, Tecnologia e Trasporto Marittimo in Egitto (AASTMT), ha dimostrato che semplici modifiche possono rendere più freschi e godibili i giardini urbani, come quelli di Viale Carlo Felice a Roma. Infatti, secondo la ricerca, pubblicata su “Scientific Reports”, l’aumento della vegetazione, l’installazione di fontane alimentate da acqua piovana e l’uso di materiali di pavimentazione più chiari e riflettenti permetterebbero di ridurre la temperatura e migliorare il comfort termico nelle giornate calde.
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A tal proposito, l’architetta Paola Altamura, coautrice dello studio, ha sottolineato l’importanza di introdurre piante a basso fabbisogno idrico, superfici d’acqua e materiali riflettenti, preferibilmente riciclati, per abbassare la temperatura percepita. In più ha anche evidenziato che la particolare conformazione dei giardini, situati in un’area storica con forte pendenza lungo le Mura Aureliane, causa ristagni d’acqua durante le piogge. Dunque, la raccolta e distribuzione dell’acqua piovana potrebbe aiutare a prevenire allagamenti e a rinfrescare l’ambiente.
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Inoltre, l’aggiunta di vegetazione, attualmente scarsa, contribuirebbe a migliorare la gestione dell’acqua e aumentare la vivibilità dell’area. L’architetta Altamura ha osservato che un giardino poco vegetato tende a diventare inutilizzabile durante i periodi di caldo intenso. Infine, ha suggerito che migliorare l’attrattività e la sicurezza del parco potrebbe avere anche benefici economici, attraverso l’integrazione di percorsi pedonali, aree gioco, punti di ristoro e connessioni Wi-Fi.
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Prospettive della ricerca e possibili modelli
Le modifiche alla struttura dei giardini, suggerite dagli autori dello studio non sono invasive, come la rimozione o lo spostamento degli alberi e dei viali. Questo è dettato anche dai vincoli paesaggistici e archeologici presenti nell’area. La proposta invece è quella di un modello di intervento che potrebbe essere applicato anche ad altri parchi e spazi urbani, tenendo conto dei cambiamenti climatici e dell’aumento delle temperature. Se non delle caratteristiche delle possibili aree di intervento.
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L’analisi è stata condotta anche in Egitto, dove l’Accademia AASTMT ha avviato il progetto sotto la guida della ricercatrice Nour M. Ahmed. Quest’ultima ha coinvolto l’Università di Roma, la Sapienza per collaborare alla ricerca di soluzioni comuni. L’architetta Altamura ha evidenziato come lo scenario studiato in Egitto fosse ancora più complesso di quello preso in esame a Roma. Infatti, la zona scelta era un piazzale urbano vicino alla stazione di Assuan, una città nel sud dell’Egitto caratterizzata da temperature molto elevate e da una quasi totale assenza di piogge.
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Il gruppo di ricerca del Professor Fabrizio Tucci, di cui fa parte Paola Altamura, sta anche lavorando su altri progetti di riqualificazione urbana, utilizzando modelli e simulazioni per ripensare spazi parzialmente in disuso o abbandonati, spesso degradati. Tra questi progetti è prevista la rigenerazione di ex quartieri di edilizia residenziale pubblica, dove l’intervento prevede la ristrutturazione degli edifici per migliorare la sostenibilità ambientale e il risparmio energetico, oltre alla revisione degli spazi esterni per mitigare l’eccesso di calore e favorire lo scambio sociale e lo sviluppo economico. Per finire si punta molto sulla ricerca per quanto riguarda l’uso delle biomasse generate dalla potatura della vegetazione di Roma. L’idea è quella di analizzarne i diversi possibili impieghi nei quartieri e nei distretti urbani, incrementando l’economia circolare e la sostenibilità delle strutture.
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