La curiosità e la scoperta da sempre hanno spinto l’uomo oltre i suoi limiti. Sicuramente anche grazie a queste qualità lo sviluppo della specie umana è stato straordinario e continua a stupirci quotidianamente.
Se solo non fosse che al contempo tale specie sta perdendo, consapevolmente le grandi risorse che gli sono state offerte dalla natura; i suoi prodotti, i suoi processi ed i suoi paesaggi. Così nasce lo strano caso del last chance tourism, una corsa nelle aree più vulnerabili del pianeta, per vederle prima che spariscano per sempre.
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Last chance tourism
Il last chance tourism, o “turismo delle ultime opportunità”, è la pratica di visitare destinazioni gravemente minacciate dalla crisi climatica, come ghiacciai in via di scioglimento, barriere coralline in deterioramento e habitat di specie in pericolo. L’obiettivo di tale turismo è quello di vedere e vivere luoghi che potrebbero non essere più accessibili in futuro, spingendo i turisti a esplorare aree vulnerabili prima che scompaiano del tutto. Tuttavia, questo nuovo tipo di viaggi presenta un paradosso: mentre incrementa la consapevolezza riguardo alla bellezza e alla fragilità di questi luoghi, il viaggio stesso comporta un elevato consumo di risorse e un aumento delle emissioni di gas serra. Di conseguenza, si contribuisce maggiormente alla loro ulteriore distruzione. Questo solleva interrogativi sulla sostenibilità di tali pratiche e sulla reale efficacia nel promuovere la conservazione ambientale.
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Come peggiora la situazione
Il paradosso del last chance turism si basa proprio sul viaggio. Secondo la Banca Mondiale, questo settore e quello delle vacanze è responsabile di oltre il 5% delle emissioni globali di gas serra. Tale processo, o l’insieme di questi viaggi sta aggravando la situazione delle mete più gettonate. Questo perché ogni viaggio aggiunge un peso all’ambiente, un impatto ancor più significativo nei contesti fragili. Ma nonostante la consapevolezza degli effetti del cambiamento climatico, molti visitatori ritengono comunque necessario vedere questi luoghi prima che sia troppo tardi. Dall’altro lato, una ricerca pubblicata su “Science” lo scorso anno prevedeva che, entro il 2100, metà dei ghiacciai del pianeta si sarà sciolta, anche nel caso in cui gli Obiettivi dell’Accordo di Parigi vengano raggiunti.
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Inoltre, il paradosso non si applica solo all’ambiente ma anche all’economia delle aree in esame. Proprio perché l’economia di questi posti, o in particolare dei ghiacciai, spesso dipende proprio da essi, e la loro scomparsa ridurrebbe drasticamente l’attrattiva del territorio. Questo tipo di turismo ci spinge a riflettere su come percepiamo la trasformazione dei paesaggi che amiamo e delle specie che ci affascinano. Purtoppo non abbiamo tanto tempo per pensare a delle soluzioni visto il ritmo del cambiamento climatico, che ci impone di affrontare le conseguenze e di adattarsi rapidamente.
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Dunque, l’idea che il fenomeno dei viaggi sia trascurabile è errata: secondo la World Bank, ci sono 1,44 miliardi di arrivi turistici all’anno, contribuendo per oltre il 5% alle emissioni globali di gas serra. Inoltre, è importante ricordare che ciò che per i turisti sono “destinazioni”, per chi ci vive rappresenta “casa”.
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Possibili soluzioni
Sicuramente la sensibilizzazione non è una possibile soluzione a questo problema, ma probabilmente non basta. Serve una maggiore consapevolezza da parte di tutti e un cambiamento quasi radicale del pensiero, per far si che le persone siano sempre più rispettose dell’ambiente.
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Tuttavia, grazie alle nuove tecnologie, si potrebbero presentare nuove occasioni e nuovi stimoli per arginare questo fenomeno ed altri simili. Per esempio, si potrebbe sviluppare la possibilità di visitare virtualmente luoghi remoti o di creare mostre interattive in zone meno vulnerabili. La “citizen science”, con le sue osservazioni naturalistiche, può aumentare il senso di connessione con l’ambiente, ispirando le persone a rispettarlo di più.
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Inoltre, molteplici soluzioni potrebbero essere utili anche per la sicurezza degli esploratori. Infatti, ritornando ai ghiacciai, è fondamentale tenere conto anche dei probabili a cui si può incorrere visitandoli. Perché a causa del cambiamento climatico, diventano sempre più pericolosi per il rischio di crepacci, frane e valanghe aumenta sempre più. Paradossalmente, il valore che attribuiamo a questi luoghi potrebbe essere proprio ciò che ne accelera la scomparsa ed è per tale ragione che dobbiamo preservare tali aree.