Riscaldamento domestico: decarbonizzarlo non basta.  

By : Aldo |Febbraio 28, 2023 |Arte sostenibile, Emissioni, Home, menomissioni |0 Comment

Gli obiettivi da raggiungere entro il 2030 sono diversi, importanti se non fondamentali per una valida transizione ecologica.

Per arrivare alla meta però ci sono molteplici modifiche da effettuare nella vita di tutti i giorni.

Riscaldamento e raffreddamento domestico

Il report condotto dall’EEA (Agenzia Europea per l’Ambiente), rivela dati e statistiche per quanto riguarda il riscaldamento (e il raffreddamento) domestico.

Secondo le analisi svolte, gli edifici sono il principale responsabile di emissioni di CO2, poiché consumatori al 42% dell’energia finale impiegata in tutti i settori.

Difatti, nel 2020 il servizio di riscaldamento di ambienti e dell’acqua ha determinato l’80% del consumo domestico in Europa.

Il problema? Più della metà di tale energia è garantita da sistemi ad alta temperatura che bruciano principalmente combustibili fossili. Tra questi gas (39%), petrolio (15%) e carbone (4%).

Pertanto, l’agenzia afferma


Decarbonizzazione del riscaldamento e del raffreddamento: un imperativo climatico.

Soluzioni possibili

Senza dubbio le rinnovabili sono le prime candidate per la decarbonizzazione del riscaldamento. Purtoppo però servono degli incentivi su altre tecniche prima di poter cambiare totalmente il sistema: serve un cambio di rotta progressivo.

La biomassa è stata avanzata come ipotesi, poiché molto diffusa nel nord Europa, in cui è il principale combustibile per il riscaldamento.  

Tuttavia, non potrebbe essere scelta come soluzione a livelli industriali, sarebbe più auspicabile per una produzione energetica minore. Anche perchè è un sistema che può avere degli effetti nocivi sulla salute umana, sul sequestro di carbonio del suolo e sulla biodiversità.  In sostanza determinerebbe un effetto controproducente.

Proprio per questo le rinnovabili restano le più accreditate per un cambiamento più sicuro sotto tutti i punti di vista.

          

Procedere con le rinnovabili

Una volta capito che le rinnovabili sono effettivamente la scelta migliore per tale transizione, bisogna capire in che modo usarle.

L’EEA suggerisce vari programmi per una valida decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento che consistono nell’affiancamento e l’efficientamento degli stessi.

Ma ancora di più, per poter sviluppare un nuovo piano energetico, serve implementare le fonti rinnovabili a livello locale, coinvolgendo i cittadini stessi.

Questo perchè riqualificare un edificio mettendo a punto l’involucro e efficientando il risparmio non basterebbe ad abbattere le emissioni di CO2 entro il 2030.

     

Le politiche

Ovviamente in queste situazioni entrano in gioco anche le politiche europee di modo che tutta l’unione si muova nella stessa direzione.  Sebbene ci siano stati dei passi in avanti, l’idea delle rinnovabili negli edifici non ha ancora ottenuto l’adeguato consenso.

Pertanto, nell’ultima revisione della Direttiva UE “Case Green” viene richiesto di aumentare di almeno 1.1% annuo, l’uso di fonti rinnovabili.

Come detto in precedenza, oltre a linee guida, direttive e leggi, serve un miglior coinvolgimento dei cittadini. Infatti, se si spiegasse che con un cambiamento del genere le persone potrebbero diventare consumatori e produttori allo stesso tempo, si avrebbe un riscontro diverso.

Tale veduta migliorerebbe la vita della società, riducendo la povertà energetica, incrementando i benefici economici e sanitari.

         

In battuta finale si può dire che l’obiettivo è quello di sviluppare edifici che possano produrre energia, usata dalla comunità che li ospita.

Forse l’ostacolo più grande sarebbe quello di superare le proprie abitudini visto che eolico e solare dipendono dal clima. Tale correlazione determinerebbe un’efficienza altalenante, dunque, dovremmo diventare più flessibili a picchi o cali di produzione.

Da non escludere inoltre, la solita questione burocratica che potrebbe rallentare o rendere più difficile tali processi.

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